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Valkyria Chronicles 4 – Recensione

Sono passati circa dieci anni da quando l'originale Valkyria Chronicles ci ha portato per la prima volta nella sua reinterpretazione steampunk-fantasy dell'Europa durante la Seconda Guerra Mondiale. Con quel primo capitolo, il franchise Sega diede vita a uno dei titoli più interessanti della passata generazione, capace di portare una ventata di originalità nel genere degli RPG strategici. Nonostante l'indiscusso valore dell'opera, la serie non ha mai goduto di grandi risultati di vendita; gli strategici del resto hanno sempre faticato ad attirare un vasto pubblico su console, e se contiamo che il secondo capitolo arrivò su una PSP dal range di utenza limitato, si comprende perché Sega decise di non localizzare in occidente il terzo capitolo della serie.



Nel cercare un pubblico più ampio lo scorso anno Sega tentò, con Valkyria Revolution, un esperimento troppo arduo per poter andare a buon fine: uno strategico action che finì in quella categoria che gli esperti chiamano in linguaggio tecnico “né carne né pesce”. Lo sfortunato spin-off fece sollevare le richieste dei fan per un ritorno alla più efficacenformula classica. Una richiesta che Sega ha pienamente soddosfatto con Valkyria Chronicles 4: un sequel puro, diretto discendente del primo indimenticabile capitolo, che farà la gioia dei fan. E stavolta disponibile per tutti, non solo su PlayStation 4 ma anche su Xbox One e Nintendo Switch.



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La parentela diretta di Valkyria Chronicles 4 col primo capitolo della saga è palpabile sin dall'antefatto della storia: siamo ancora una volta nel 1935, cioè cronologicamente nello stesso periodo dell'originale Valkyria Chronicles. Mentre l'Impero è impegnato ad avanzare nei territori dell'Alleanza Atlantica tramite l'invasione del principato di Gallia, la nostra avventura partirà da un altro fronte. Dato che l'avanzata delle truppe imperiali sembra inarrestabile, l'Alleanza decide di concentrare tutti le sue forze in un colpo solo: l'Operazione Croce del Nord, un'audace missione di penetrazione tra le fila nemiche che punta a conquistare direttamente la capitale dell'Impero e costringerlo quindi alla resa.



I personaggi principali sono un gruppo di giovani soldati un tempo amici di infanzia ritrovatisi tra le fila dell'esercito come membri della Squadra E, l'unità di élite a cui è stata affidata l'Operazione Croce del Nord, comandata dal protagonista Claude Wallace. Insieme si imbarcheranno nella loro delicatissima missione che gli riserverà non poche sorprese e avversità. Se non avete giocato ai capitoli precedenti non lasciatevi spaventare: la storia è perfettamente fruibile anche singolarmente, e solo alcuni riferimenti strizzeranno l'occhio ai fan che conoscono gli episodi passati.



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Anche nello stile e nelle tematiche il titolo si rifà moltissimo al capostipite della serie, con tutti i pregi e i difetti del caso. Il setting di gioco è sempre affascinante con il suo ottimo equilibrio di elementi fantastici inseriti in un mondo bene o male realistico (fatta eccezione per la ragnite e i suoi vari utilizzi). Per sua natura Valkyria Chronicles 4 è indirizzato a un pubblico che sappia apprezzare una narrazione di stampo giapponese, con dialoghi abbastanza verbosi tra i personaggi (comunque ottimamente caratterizzati) e scene scanzonate di cameratismo anche demenziali, che intermezzano situazioni serie spezzando la tensione drammatica.



Quel che ci ha fatto storcere il naso è che la storia conterrebbe anche temi interessanti legati alla guerra, ma questi non vengono approfonditi più di tanto. Abbiamo invece trovato interessante la possibilità di approfondire le storie dei soldati non-protagonisti della Squadra E affrontando delle missioni secondarie incentrate su di loro e condite con retroscena e introspezioni sulla mentalità dei soldati; un modo sufficiente per renderli un po' più tridimensionali e meno anonimi del solito.



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Accantonato l'esperimento action di Revolution, Valkyria Chronicles 4 torna alla sua formula classica col BLiTZ system, a cui sono state aggiunte alcune novità e feature interessanti. I giocatori della serie si sentiranno subito a proprio agio, trovando ancora una volta la mappa del campo di battaglia dove piazzare e tenere d'occhio le unità in modo strategico, per poi passare alla visuale in terza persona per muovere i soldati, sparare ai nemici ed effettuare altre azioni.




Oltre alle tipiche classi già viste in passato, vediamo l'aggiunta dei Granatieri, unità capaci di lanciare dalla distanza potenti attacchi che colpiscono con una traiettoria a parabola (quindi evitando coperture e ostruzioni), senza essere ingombranti come i carri armati; lenti e limitati nei movimenti, ma efficaci per il fuoco di copertura difensivo.



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I carri armati dal canto loro non consumeranno più due CP (Punti comando) per essere utilizzati, ma solo uno: in questo modo si è più invogliati a utilizzarli piuttosto che lasciarli indietro rispetto alle unità di fanteria. Quest'agevolazione ha permesso anche di creare nel gioco più situazioni di scontri dove l'impiego dell'artiglieria pesante e la copertura dei carri è fondamentale. A questo proposito, non avremo a disposizione solo l'Hafen (il tank di Claude) ma anche un blindato che, sebbene non fornito di mitragliatore al posto del cannone, è capace di trasportare altre unità di fanteria proteggendole nella sua corazza. A questi poi si aggiungono altri tank circostanziali forniti dall'Alleanza a seconda della missione, più il supporto della Marina sotto forma di bombardamenti mirati.




Tante piccole nuove possibilità che rendono il battle system più elastico e stimolano l'estro tattico del giocatore. Di pari passo il gioco offre una maggiore varietà di situazioni e obbiettivi da superare con una buona scelta di opzioni che l'efficace level design mette a disposizione. Nonostante gli Scout abbiano ancora dalla loro l'elevata mobilità ed efficacia che li avevano resi piuttosto squilibrati nei capitoli precedenti, adesso la situazione è più calibrata ed equa.



Insomma Sega ha scelto di riproporre la formula tipica della serie, svecchiandola e impreziosendola di diversi elementi interessanti, ma non ha osato più di tanto per non sconvolgere le carte in tavola e l'identità del brand; quindi se vi aspettavate un'evoluzione in tal senso potreste rimanere delusi. Dal nostro punto di vista non ci sentiamo di biasimare tale scelta: il gameplay di Valkyria Chronicles 4 funziona alla grande e farà la gioia degli appassionati del genere. L'unica vera pecca di cui avremmo apprezzato un miglioramento è l'AI dei nemici, che spesso cadono in trappole semplici o non colgono facili occasioni per farci fuori. Nelle fasi avanzate di gioco, comunque, il livello di sfida si rivela più che soddisfacente.



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Anche sul versante grafico il nuovo Valkyria Chronicles non poteva che rimanere fedele al suo spettacolare stile visivo che lo fa sembrare una sorta di film d'animazione disegnato ad acquerelli. Grazie al potenziamento dell'engine grafico CANVAS le immagini a schermo risultano ancora più definite e affascinanti, pur tradendo una certa antiquatezza tecnica. I modelli poligonali sono appena passabili e lo stesso si può dire delle animazioni, che potremo comunque vedere solo in pochissime occasioni e più che altro circoscritte ai volti inquadrati nei dialoghi. Questi limiti sono ad ogni modo ben celati grazie a una direzione artistica davvero piacevole, e se anche il vostro occhio noterà le approssimazioni tecniche, sarà difficile non apprezzare comunque l'estetica generale del titolo. Una qualità che non si limita agli effetti dell'engine o all'uso dei colori, ma che si può ammirare anche nel character design e nella particolare caratterizzazione dell'Europa in guerra.



Un setting che non avrebbe lo stesso carisma senza la colonna sonora del maestro Hitoshi Sakimoto (che abbiamo già ascoltato in titoli come Vagrant Story, Final Fantasy XII, Odin Sphere). Nonostante le tracce possano risultare poco numerose e varie, la qualità delle composizioni orchestrali di Sakimoto è davvero superlativa. Il compositore storico della saga riesce ancora una volta a trasmettere il giusto senso di tensione e pathos delle battaglie, e lo fa con uno stile che risuona naturalmente con i temi degli episodi precedenti. Il doppiaggio inglese, infine, fa il suo dovere, anche se non quanto quello originale giapponese, che è per fortuna disponibile per la gioia dei puristi.



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Dopo dieci anni non si può esattamente dire che la saga abbia fatto passi da gigante, ma se non altro sembra aver ritrovato la propria dimensione naturale e più efficace. Valkyria Chronicles 4 è davvero il degno seguito del capostipite della serie, ne recupera a piene mani i temi e la formula di gioco, che sviluppa con nuovi elementi che ne raffinano il gameplay, rendendolo più vario ed equilibrato. I limiti riscontrati sono praticamente fisiologici della saga, ma non impediscono a questo episodio di essere un ottimo prodotto, che consigliamo a tutti gli amanti della serie e degli strategici a turni in generale.



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25 settembre 2018 alle 09:31

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