Red Dead Redemption 2 e quel neo sulla Gioconda - editoriale
Dirigo Eurogamer.it, collaboro occasionalmente col Corriere della Sera, quotidianamente con la Gazzetta dello Sport, faccio il papà di una bambina di 10 anni e, quando posso, provo a fare sport. Una premessa questa che non è da equipararsi alla ruota di un pavone ma che vuole spiegare una cosa molto semplice: a dispetto di altri miei colleghi, non ho ancora trovato il tempo di finire Red Dead Redemption 2.
A dire il vero non sento neanche l'urgenza di farlo. Perché di giochi così non ne escono uno all'anno, purtroppo (o per fortuna), e non mi perdonerei mai l'essermi bruciato un'esperienza così bella per fare del celolunghismo sui social, o anche solo per scoprire subito come andrà a finire. Lo vedrò a tempo debito, coi miei ritmi e alla mia velocità.
Ed è proprio da quest'ultimo punto che vorrei partire con alcune obiezioni che mi sento di muovere a un software che, a scanso di equivoci, sto apprezzando moltissimo e che reputo il gioco dell'anno. Critiche che non vogliono nulla togliere e nulla aggiungere alla nostra recensione di Red Dead Redemption 2 del bravissimo Lorenzo e che, per trasparenza, ho accennato in conclusione della mia recensione sul Corriere della Sera. Che qui, per ovvie ragioni di spazio, posso approfondire con maggiore dettaglio.
