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WWE 2K19 – Recensione

Wrestling! Dove gli uomini sono uomini e le donne impazziscono per stalloni sudati e oliati che si menano a vicenda. Wrestling! Dove ciò che separa gli uomini dai ragazzini è la conta fino a tre. Wrestling! Dove i criminali possono diventare eroi nel giro di un battito di ciglia.



Tra nuovi, promettenti talenti che salgono sul ring, maggiori valorizzazioni delle categorie minori, grandi campioni e graditi ritorni, la WWE è, come ben saprete, la federazione più importante al mondo in termini di sport entertainment, con un indice di gradimento sempre crescente anche in Italia dopo il buio dell'ultimo decennio. Da anni a questa parte anche 2K Games ha contribuito a mantenere alto il valore dello stesso brand, in particolar modo grazie al titolo dello scorso anno, WWE 2K18, analizzato in sede di recensione in cui ne abbiamo riconosciuto i grandi pregi, le sue potenzialità e i suoi terribili difetti. Come ogni anno, precise come un orologio svizzero, le mani capaci di Yuke's ci hanno portato la nuova iterazione del brand, WWE 2K19.



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Ciò che conta non è la destinazione, ma il viaggio



WWE 2K19 lascia perplessi già all'accoglienza, con un menù elegante e ricco di selezioni. A primo impatto tante sono le modalità di gioco, e abbiamo provato una forte confusione nello scegliere con cosa iniziare. Insieme alle immancabili esibizioni offline e online, spiccano ben cinque modalità maggiori, tra cui la carriera, Road to Glory e la insostituibile WWE Universe già presenti in 2K18, le nuovissime Torri 2K e il grande ritorno della modalità Showcase (in italiano Presentazione, traduzione forse evitabile), grande assente dello scorso anno. Cominciamo proprio con quest'ultima.



Lo Showcase di WWE 2K19 ci fa vestire i panni del mitico Daniel Bryan in un'avventura in cui percorriamo i momenti salienti della sua vita e soprattutto della carriera in WWE a partire dai match in quel di Velocity del 2003, quando era ancora noto come Bryan Danielson, fino alla scorsa edizione di WrestleMania. Le clip tra un match e l'altro sono ben realizzate e riescono a far appassionare alle vicende tragiche ed eroiche di Daniel Bryan, condite da spiegazioni della superstar riguardo determinate scelte nella sua carriera e un esternamento delle sue emozioni che non possono non coinvolgere e commuovere anche chi è estraneo al mondo del wrestling.



I match, seppur pochi, li giocheremo personalmente attenendoci a una rigida lista di obiettivi da seguire, come già accadeva negli episodi precedenti di Showcase, per rievocare il più fedelmente possibile ogni sfacettatura degli incontri storici del wrestler, con determinate mosse da eseguire e qualche quick time event da svolgere di tanto in tanto, da cui sbloccheremo tante arene e lottatori per le altre modalità di gioco. Il premio finale lo abbiamo trovato particolarmente striminzito, ma se non altro la soddisfazione di vivere con estrema fedeltà le fasi più importanti della carriera di un grande atleta qual è Daniel Bryan ripaga senz'altro l'impegno.



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Combattete per i vostri sogni e i vostri sogni combatteranno per voi



Passiamo ora alla modalità La mia Carriera, che si differenzia fortemente dalla sua versione dello scorso anno. La prima, grande novità consiste nei dialoghi doppiati (il “futuro” della serie come ce lo aspettavamo sin dal primo WWE di nuova generazione); uno dei grandi difetti di 2K18 è fortunatamente stato risolto, grazie alla ottima recitazione da parte degli atleti presenti nella carriera, senza contare il netto miglioramento nelle espressioni facciali.



La storia principale vede il nostro protagonista al top della BCW, una federazione di wrestling povera e sconosciuta costretta addirittura a riciclare pezzi di metallo arrugginiti per creare una gabbia per i match Steel Cage. Dopo un match utile a prendere confidenza con il gioco e a umiliare il nostro rivale Cole Quinn (che di lì a poco diventerà il nostro migliore amico), il protagonista verrà selezionato da Matt Bloom (il buon vecchio A-Train) per entrare in WWE, precisamente nel roster di NXT. La storia, avendo un filo conduttore ben preciso, risulta molto più avvincente di quella presentata lo scorso anno, anche se ricade nei medesimi trucchetti che hanno fatto storcere il naso ai fan: il gioco pretende che il proprio avatar cresca quanto più in fretta possibile, facendoci fare subito il balzo al main roster e presentandoci in pochissimo tempo match improponibili come un Triple Threat contro i migliori lottatori di SmackDown. Affrontare due superstar dai rating di almeno 80 contro il nostro misero 48-49 potrebbe spingere all'acquisto dei booster sul PlayStation Store, costringere a giocare prematuramente la modalità Road to Glory per potenziare il proprio personaggio oppure, semplicemente, indurre il giocatore ad abbassare la difficoltà generale.



Vede un rimodellamento totale l'innovativo free roaming della scorsa iterazione, ora completamente sostituito da un menù a scelta multipla, in effetti molto più intuitivo e immediato; verrà meno l'esplorazione del backstage, ma ci guadagneremo in termini di tempo. Come sempre sono presenti le missioni secondarie, match completamente slegati dalla storia che è possibile attivare parlando con personaggi non inerenti alla nostra storyline; ci garantiranno premi istantanei in base all'andamento dei match. Da perfezionare i dialoghi a scelta multipla, che compensano male alla mancata chiarezza di ciò che ci viene chiesto permettendoci di cambiare scelta senza la minima conseguenza, privando di personalità i personaggi secondari e lasciandoci liberi di scoprire le reazioni a ogni risposta.



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28 ottobre 2018 alle 16:10

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