Call of Cthulhu - recensione
Si dice che una volta toccato il fondo non si possa che risalire ma, come qualsiasi frase fatta, anche in questo caso non può mancare l'eccezione che conferma la regola, il più classico dei casi disperati. Un altro incubo. Alcol, sonniferi e ricordi di guerra non vanno d'accordo ma questo non è un incubo come gli altri.
Pesci sventrati e viscere indecifrabili ai bordi di un piccolo attracco ricavato all'interno di una ignota caverna. Candele e sostanze misteriose e qualcosa di strano, un gruppo di persone raccolte in preghiera? Un uomo insolito, uno sparo, una mano sul volto e poi il buio. Un rumore ma in questo caso si torna alla altrettanto dura realtà: qualcuno bussa alla porta di Edward Pierce, veterano della Prima Guerra Mondiale e detective privato.
Il protagonista di Call of Cthulhu, ultima fatica dei francesi di Cyanide Studio (responsabili dei due Styx, Blood Bowl II, Space Hulk: Deathwing) che hanno ereditato il progetto presentato nel 2014 da Frogwares (che ha dirottato le attenzioni su The Sinking City), è il più classico degli "eroi" tratteggiati da H.P. Lovecraft.
