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The Long Reach – Recensione

Sviluppato dai ragazzi di Painted Black Games, The Long Reach punta a essere un'avventura “esplora e clicca”, caratterizzata da un miscuglio di atmosfere horror e puzzle game ambientali. Avventure grafiche di questo tipo sono rare e apprezzate da un numero di giocatori relativamente ridotto. Numeri sicuramente esigui, almeno, se paragonati a quelli degli anni Novanta. Tuttavia è un genere che riserva spesso piccole perle e che, a oggi, può contare quasi esclusivamente su produzioni indipendenti.



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Follia ovunque



The Long Reach si concentra soprattutto sulla narrazione che, partendo da un inizio più o meno normale, precipita velocemente in una spirale di mistero, dissuetudine e orrore. Dopo un breve prologo, ci troviamo nei panni di un personaggio che deve fare la spesa in un negozio di una piccola cittadina americana, ma dopo qualche interazione e conversazione le cose prendono improvvisamente una svolta inaspettata, vedendoci subito dopo impersonare il vero protagonista del gioco, Stewart, aiutante in un laboratorio in cui si svolgono studi di scienza alternativa.



Prendiamo il controllo di Stewart proprio in questo laboratorio poco prima di un esperimento legato alla musica nel quale lui stesso funge da cavia. Nel corso dell'esperimento qualcosa va evidentemente male e, dopo un breve blackout, Stewart si ritrova nel laboratorio improvvisamente deserto. Scoprirà in seguito che gli scienziati del posto sono morti in maniere brutali oppure completamente impazziti, assumendo comportamenti animaleschi e omicidi. Il precipitare degli eventi ci porterà fuori dal laboratorio, in situazioni paradossali tra realtà e allucinazione.



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La storia giunge alla conclusione in poche ore di gioco, in un'avventura a scorrimento 2D dalla grafica in stile 16 bit che, se nell'aspetto può ricordare le avventure LucasArts, si differenzia da queste per le meccaniche d'interazione con il mondo di gioco. Invece di avere un puntatore da muovere sopra vari oggetti dello scenario, infatti, controlliamo direttamente il protagonista, che passando davanti a oggetti e personaggi interattivi fa comparire su di essi un contorno luminoso. Basterà solo premere un tasto del controller per interagire con persone al fine di conversare, o con oggetti, per raccoglierli oppure per provare a usarli con uno degli arnesi precedentemente raccolti e finiti nell'inventario.



Si tratta dunque di un'esperienza differente rispetto ai tradizionali punta e clicca, anche se ne conserva alcuni aspetti, come ad esempio la risoluzione di enigmi, legata agli oggetti raccolti, con cui si tende a provare tutto con tutto quando non si sa realmente come procedere. Spesso questi enigmi prevedono soluzioni inusuali, che i nostalgici di titoli come Monkey Island non potranno non apprezzare. Tuttavia per i novizi del genere potrebbe essere noioso e a tratti frustante trovarsi a ripercorrere in continuazione i vari ambienti, interagendo con tutti gli elementi per capire come procedere.

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29 dicembre 2018 alle 15:10

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