Mortal Kombat 11 - prova
Vi siete rifatti gli occhi guardando le primissime sezioni di gameplay mostrate nel corso del reveal event? Noi eravamo presenti, e siamo stati travolti dai risultati di quello che appare come un balzo tecnico impressionante rispetto agli ultimi lavori di NetherRealm. Non era mai capitato di imbattersi in un'attenzione registica simile all'interno di un fighting game, così come non era mai successo di saggiare una simile dovizia di particolari. Lo scontro è cinematografico oltre ogni aspettativa, gli sfondi diventano parte dell'azione e le animazioni dei protagonisti riescono finalmente a trasmettere una parvenza di vita nei corpi tridimensionali dei personaggi di Warner.
Diciamoci la verità: dinamismo e plasticità dell'azione non sono mai stati capisaldi dell'esperienza Mortal Kombat, eppure l'undicesimo episodio sembra essere riuscito a calcare territori inesplorati senza rinunciare all'eredità ventennale della saga, mantenendo intatti i punti fermi della violenza creativa e premendo sull'acceleratore del comparto tecnico. Il risultato è una fusione tra gli apprezzabili residui strutturali di capitoli come Deadly Alliance e una strizzata d'occhio alle moderne coreografie di combattimento, portate all'estremo secondo la classica filosofia del dragone.
E già immaginiamo un capannello di fan intenti a sottolineare come la modernità potrebbe entrare in conflitto con quell'apparato competitivo capace di farsi largo tra le file dell'EVO Tournament, oltre che di generare atleti eSportivi del calibro del pluripremiato SonicFox. La verità è che lo spazio in cui si colloca Mortal Kombat 11 pare convincente: può divertire giocatori intenti a mashare pulsanti quanto professionisti e aficionados del settore, ha l'appeal visivo giusto per coinvolgere il pubblico mainstream e un roster, del quale abbiamo avuto solamente un piccolo assaggio, che stuzzica il palato della community della prima ora.
