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Rainbow Six Siege: Wind Bastion - recensione

Entrato ufficialmente nel suo quarto anno d'attività, Rainbow Six Siege continua ad aggiornarsi e offrendo una pletora di motivazioni per essere giocato. Mentre si rincorrono le voci sul crollo dei ricavi generati nell'ultima parte del 2018, con alcuni analisti che arrivano addirittura a supporre che Siege potrebbe presto abbracciare la formula free-to-play, eccoci qui a trattare una nuova espansione che porterà la squadra Rainbow a visitare uno dei luoghi più affascinanti del globo, l'imponente catena montuosa dell'Atlante.



Se l'ultima stagione, Grim Sky, si focalizzava nel proporre qualcosa di molto vicino alle origini di Rainbow Six Siege, Wind Bastion prende le distanze dal continente europeo (grande protagonista dell'Anno 3) introducendo una nuova mappa e due operatori che arrivano dal Marocco, Nomad e Kaid. Unici membri della squadra di origine africana, i due sono rispettivamente un'attaccante e un difensore e fanno parte del GIGR, il gruppo di pronto intervento della Gendarmerie Royale marocchina. In questa recensione andremo ad analizzare le loro abilità e il loro arsenale, per capire quale impatto potranno avere sugli equilibri della scena competitiva di Rainbow Six Siege.



Come gli stessi membri del team di sviluppo hanno spiegato durante l'evento di presentazione del DLC durante le finali della Pro League di Siege, Wind Bastion si è dimostrato una vera sfida per Ubisoft non solo per le peculiari capacità dei due operatori ma anche per la grandezza e la complessità della nuova mappa, Fortezza, la più ambiziosa mai realizzata. Il tentacolare edificio, situato su una vetta dell'entroterra marocchino, è un vero e proprio labirinto composto in larga parte da claustrofobici ambienti che per essere perfezionato ha costretto lo studio a tenere più di una sessione di prova con giocatori professionisti, così da raccogliere tutto il feedback necessario.

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23 gennaio 2019 alle 10:40