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Vent'anni di Final Fantasy VIII - articolo

Vent'anni fa, in questo giorno, vedeva la luce l'ottava fantasia finale: come sempre longeva, come sempre infinita. Per un'intera generazione s'è trattato del primo Final Fantasy, addirittura del primo Jrpg: la molla che ha condotto a un intero universo fatto di equipaggiamenti, Hit points, statistiche e recolor di mostri. Senza far regola delle esperienze personali, d'oggettivo c'è che con Final Fantasy VIII abbiamo avuto la prima localizzazione in italiano della saga, per gli ovvi meriti (e grazie al successo) del diretto predecessore.



Il pubblico cresceva, si passava dalla nicchia volenterosa di cimentarsi con l'inglese, al semplice curioso occasionale. Da lì a far parte di una fanbase, il passo è breve. Squall e Cloud sono diventati gli eroi simbolo di un intero brand. Kingdom Hearts - per esempio - questo lo sapeva molto bene, tanto che il "leone" fa da storico alleato di Sora, in quei giorni in cui il prescelto impugnava il Keyblade per la prima volta.



Ma torniamo, dati da parte, al primo incontro con un'intera cultura: a come Balamb e World Map di questo mondo senza nome si siano stanziati nella nostra memoria, diventando quasi emblemi topici di un intero genere e modello videoludico. Non vogliamo generalizzare. Suikoden, Wild Arms, Pokémon, spesso e volentieri hanno avuto, per il pubblico nostrano, lo stesso onore. Per gli appassionati è il caso di aggiungere Legend of Lagoon, Grandia, Legaia, Tales of Phantasia. Per i pionieri dell'epoca, addirittura Phantasy Star, Breath of Fire, Shin Megami Tensei e così via. Nomi importanti. Ma sono anni lontani, oggi gli equilibri sono cambiati e così i primi amori.

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11 febbraio 2019 alle 12:40