Energy Cycle Edge – Recensione
Nell'estate 2017 approdavano su PlayStation 4 due titoli di Sometimes You già noti all'utenza PC fondamentalmente simili tra loro, con un riscontro di critica non particolarmente entusiasmante, ma nemmeno troppo deludente. Parliamo di Energy Balance e Energy Cycle, puzzle game che, riassumendo all'osso, si basavano sulla ricerca di un equilibrio: nel primo titolo questo andava perseguito nei numeri, mentre nel secondo l'attenzione si spostava sui più simpatici colori. In entrambi i casi eravamo chiamati a spremerci le meningi per superare una selezione di livelli apparentemente amichevoli ma, nella pratica, decisamente ostici. Con Energy Cycle Edge, diretto sequel del suo quasi omonimo, torniamo a vedercela con sfere di luce variopinte ancor più cattive, se non altro perché ora ci costringono a ragionare sulle tre dimensioni.

Fatemi capire!
Chi ha già avuto modo di giocare a Energy Cycle si troverà subito in un ambiente familiare e potrà di fatto riprendere da dove aveva interrotto la sua esperienza cromo-ludica. Per tutti gli altri non ci sono grandi premesse e spiegazioni ed è la pratica a fare da maestra. Gettati senza troppi complimenti nel primo dei quarantaquattro schemi totali, ci troviamo immediatamente alle prese con alcune sfere luminose di tre diversi colori che fluttuano su uno sfondo che ricorda vagamente un angolo di universo. I colori sono l'azzurro, il verde e l'arancio e scopriamo subito che, premendo il tasto X su una sfera, essa cambia tonalità seguendo questo ordine prestabilito.
Il nostro scopo, partendo da una situazione iniziale in cui i colori sono mescolati, è quello di ottenere uno schema monocolore. Sulla carta sembrerebbe tutto banale, non fosse per un piccolo particolare: ogni volta che cambiamo il colore di una sfera, cambia automaticamente anche quello delle sfere a lei vicine, e nello specifico di quelle che si trovano sulla stessa riga e sulla stessa colonna dell'ipotetico reticolo che suddivide lo schermo di gioco. Una variante tanto semplice quanto crudele, perché è sufficiente a determinare da sola un incremento della difficoltà capace, fin dai primi livelli, di portarci sull'orlo dell'esasperazione.

Ora anche in 3D!
Se riuscire a risolvere i primi schemi proposti risulta davvero ostico, a meno che non si disponga di una capacità di pensiero più che sviluppata in grado di calcolare tutte le variazioni di colore prima di ogni mossa, è anche vero che l'estensione contenuta di questi livelli si presta a una soluzione per tentativi. Mancando un tutorial, infatti, e una spiegazione che possa mettere in evidenza le logiche o i trucchetti da sfruttare per risolvere i puzzle, ci troveremo fin dalle prime battute a cliccare su sfere a casaccio per vedere che cosa succede e, a lungo andare, potremmo arrivare comunque all'obiettivo.
Il problema è che la complessità dei livelli aumenta dopo i primi dieci, introducendo schemi tridimensionali. In particolare, se all'inizio le sfere sono disposte su un piano immaginario, con il proseguire del gioco le troviamo posizionate su più piani messi a 90° e 45° uno rispetto all'altro e, per finire, su quattro delle sei facce di un cubo. A questo punto ogni variazione di colore su un piano ha effetto anche sugli altri, il che complica la soluzione in modo esponenziale. Un piccolo schema tridimensionale nella parte alta dello schermo mostra la situazione dei colori di tutte le sfere, ma raccapezzarsi senza una guida sarà una vera impresa.

