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Owlboy – Recensione

Una delle difficoltà dei videogiocatori più giovani, ma non solo, sta nell'incapacità di concepire la differenza tra un gioco buono e un gioco bello. L'evoluzione tecnologica ha portato su PC e console titoli sempre più fotorealistici e dal taglio cinematografico e le nuove generazioni spesso escludono a priori alcuni giochi dalle proprie liste desideri solo perché non si vedono i pori della pelle dei protagonisti o la profondità di campo non è di almeno dieci chilometri verso l'orizzonte. A causa di questi nuovi standard molte piccole perle del mondo indipendente, dove spesso gameplay e atmosfere prevalgono ancora sulla grafica, rischiano di rimanere incomprese e nascoste, pur incarnando il vero spirito del videogiocare. Fortunatamente titoli come Owlboy, che ha riscosso un successo unanime, dimostrano che non tutto è perduto e lasciano aperte le porte agli sviluppatori minori che, a fronte di una limitata disponibilità di risorse, sanno sfruttarle al meglio per creare giochi che lasciano il segno.



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Qualcuno ha gufato!



Otus è un giovane gufo muto che non riesce a incontrare i favori del suo maestro. In uno di quei giorni in cui tutto è destinato ad andare storto il nostro protagonista, impegnato in un giro di ronda nell'area intorno alla propria abitazione, assiste al peggiore degli eventi immaginabili: un'invasione dei temibili pirati robot che sconvolge il villaggio e accende una terribile minaccia. Recuperando le tre reliquie dei gufi, infatti, nascoste in diverse aree del mondo, il capo dei pirati otterrebbe un potere spropositato.



Inizia in questo modo la nostra avventura, che ci vede trasformati in eroi occasionali in un vero e proprio viaggio di formazione e crescita, nel quale Otus dimostrerà che il suo maestro si sbagliava circa la sua inettitudine. Un viaggio nel quale non saremo mai soli, ma affiancati da amici incontrati lungo il percorso e talora insospettabili, ognuno con la propria storia e le proprie abilità, fondamentali per la nostra progressione. Un viaggio, infine, tra le location più disparate, da foreste ad antiche rovine e da dungeon a velieri volanti, che ci metterà di fronte a nemici forti e imprevedibili in vista della battaglia finale.



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A passo sicuro



Owlboy è un platform bidimensionale che si rifà palesemente alle avventure di un tempo, tanto da sembrare uscito, ad esempio, per Super Nintendo. I giocatori di mezza età si troveranno subito a proprio agio sia con l'impostazione di base che con lo stile grafico, ma nessuno resisterà a lungo senza farsi trascinare dal gameplay, dalle interazioni con i personaggi secondari e con le vere e proprie comparse di contorno e soprattutto da una trama che prende forma e si arricchisce con grande naturalezza.



La semplicità e la coerenza sono proprio i tratti migliori del gioco, evidenti sin dalle primissime battute. I comandi sono pochi, comodi e intuitivi e ci permettono di far volare Otus (le aree di gioco sono infatti sviluppate sia orizzontalmente che verticalmente), di raccogliere e lanciare oggetti e soprattutto di afferrare i nostri compagni di viaggio per approfittare dei loro attacchi e delle loro abilità. Esiste anche la possibilità di roteare su noi stessi, anche se la useremo davvero poco e specialmente per superare alcuni ostacoli specifici, e di scattare, ma la maggior parte del tempo la trascorreremo beneficiando delle capacità uniche dei nostri alleati.



E' fondamentale sottolineare però come la progressione sia assolutamente scorrevole, pur senza risultare banale. Non ci troveremo mai nella situazione di non saper dove andare o che cosa fare, anche se l'impostazione dei livelli è tutto fuorché lineare. E' piuttosto difficile rendere a parole la sensazione che si prova, ma è come se ci muovessimo seguendo un walkthrough, pur senza averne uno, il che sottintende una cura magistrale del level design da parte degli sviluppatori, capaci di renderci protagonisti della storia accompagnandoci ma restando contemporaneamente nascosti. Eliminati i tempi morti e la frustrazione di spostamenti a vuoto alla ricerca di vie d'accesso nascoste o della soluzione di enigmi astrusi, quel che resta è la gratificante sensazione di essere in prima linea nell'avventura.

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19 marzo 2019 alle 17:10

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