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Bow to Blood: Last Captain Standing - recensione

La fantascienza è senza dubbio uno dei generi più abusati di sempre, non importa che si tratti di libri, cinema o videogiochi. Spesso viene utilizzata per conquistare una massa di pubblico molto giovane, ovvero quella che si lascia ammaliare dalla bellezza estetica dei scenari esotici e dall'irresistibile emozione che si prova quando ci si mette a bordo della propria navicella per esplorare galassie inesplorate. I ragazzi di Tribetoy per Bow to Blood hanno quindi scelto un sentiero parecchio affollato. Fortunatamente hanno provato ad arricchirlo con delle trovate interessanti, ricreando uno stile tipico da reality show televisivo.



L'avventura si apre nel peggiore dei modi: una lunghissima sezione tutorial ci spiega meccaniche basilari e facilmente intuibili. Solamente dopo il gioco entra nel vivo, concedendoci di esplorare delle macro aree generate in maniera procedurale e di prender parte a delle competizioni che chiederanno l'eliminazione di svariati avversari (proprio come per le esplorazioni). Sfortunatamente bastano poche ore per comprendere la natura parecchio ripetitiva della produzione.



La noia, quindi, ha preso subito il sopravvento; complice anche location che si somigliano un po' troppo tra loro e di eventi quali, pur essendo diversificati, finiscono sempre per porci gli stessi obiettivi. Non dovremo fare altro che sconfiggere un certo numero di nemici o raccogliere oggetti. A completare il quadro troviamo un sistema di controllo della navicella a dir poco snervante, accompagnato per giunta da hitbox poco precise, afflitte da numerosi problemi.



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18 aprile 2019 alle 09:00