Days Gone: l'incredibile mondo di Bend Studios sotto la lente del microscopio - analisi tecnica
Dopo più di sette anni di sviluppo, Days Gone è finalmente arrivato, mettendo in scena la visione di Bend Studio di un universo apocalittico infestato dagli zombie. Si tratta di un open-world su larga scala con un focus particolare sulla narrazione e sui personaggi. Per farla breve, è una sorta di crossover tra The Last of Us e Far Cry. E questa formula funziona.
Iniziamo dall'ambientazione. Days Gone offre un'impressionante scorcio del Pacifico del Nord-ovest, con foreste di conifere incredibilmente ricche di dettagli e ampie pianure che fanno da sfondo. Lo scenario, così, appare parecchio caratteristico ed è spalleggiato da un ottimo sistema dinamico per meteo e ciclo giorno/notte, oltre ad altre interessanti feature. Bend sceglie inoltre di percorrere un sentiero poco battuto per quanto riguarda la tecnologia utilizzata, adottando un approccio differente rispetto a quello dei titoli first-party di Sony.
Forse non ci dovremmo sorprendere più di tanto. La release di Days Gone segna un importante ritorno da parte di Bend Studio nello sviluppo per console, e poiché la sua prima IP risale alla fine degli anni '90, Days Gone rappresenta un importante punto di svolta per la compagnia. Per più di una decade, infatti, Bend Studio si è concentrato sulla realizzazione di esperienze di alto livello per le console portatili Sony. Tra queste, c'è un ottimo sequel in terza persona su PSP per la serie Resistance, oltre a un episodio mobile di Uncharted, lanciato sulla sfortunata PlayStation Vita.
