Immortal Legacy: The Jade Cipher - recensione
Immortal Legacy: The Jade Cipher è stato sviluppato da un piccolo ma talentuoso team cinese, un gruppo ben affiatato che ama il proprio paese in tutte le sue forme, anche le più fantasiose. Il cinema ci ha insegnato ad amare le leggende e il folclore orientale e proprio ad una di queste è ispirato questo gioco. Si narra che molti secoli fa una bestia chiamata Ksi amasse passare la fine di ogni anno sulla Terra, causando morte e distruzione. Gli Dei, stufi di queste sue scorribande, suggerirono agli umani un modo per difendersi: Ksi era immortale ma anche terrorizzata dal colore rosso e dai rumori forti. I cinesi da allora festeggiano l'arrivo del nuovo anno addobbando villaggi e città con il colore rosso e sparando la maggior quantità possibile di fuochi d'artificio.
Affascinante premessa, non è vero? Ma è solo una delle tante storie raccontate in questo particolare action-horror, vi lasciamo il gusto di scoprire le altre e ci limiteremo d'ora in poi ad analizzare quanto di positivo (e negativo) i ragazzi di Viva Games sono riusciti a fare. Una volta indossato il vostro caschetto PSVR Immortal Legacy: The Jade Cipher vi infilerà nei panni di un ex-membro delle forze speciali che nella remota isola di Yingzhou si prepara ad affrontare gli assassini di sua madre. A pochi passi dalla meta però "qualcosa" abbatte l'aereo su cui stavate viaggiando. Riuscirete a cavarvela ma solo per cadere dalla padella nella brace, ovvero tra le braccia di mercenari che a quanto pare avevano preso possesso dell'isola alla ricerca di "qualcosa". Dopo un suggestivo faccia a faccia ravvicinato con uno di loro entrerà in campo la prima bizzarria del gioco, la vostra pellaccia verrà salvata da... una streamer platinata vestita come una idol giapponese, con tanto di trucco, minigonna e seno in bella mostra. Si trova in zona perché è in cercha di draghi.
A questo punto vi starete facendo qualche domanda, non fatelo perché da quel momento in poi le cose si faranno via via sempre più strane. Avrete ormai capito che il tono del gioco è tutt'altro che serio. Siamo più o meno dalle parti dei classici film anni 90 a basso budget ed alto tasso di fantasia, di quelli che gettavano nel calderone un po' di tutto. Non a caso nel sottotitolo di questa recensione abbiamo citato uno dei più grandi capolavori del maestro John Carpenter. Proprio come un novello Jack Burton vi ritroverete immersi fino al collo in una storia sempre più inverosimile ma al tempo stesso irresistibilmente trash. Di tanto in tanto la storia vi vomiterà addosso un WTF (traducibile come "che cavolo sta succedendo?" in italiano) talmente esagerato che non potrà non strapparvi una fragorosa risata.

Dark Saturn
Carino!
WallyPax84
Gli horror sono sempre ben accetti