MotoGP 19 - recensione
Ogni volta che ci troviamo per le mani un nuovo capitolo della serie MotoGP seguiamo sempre lo stesso rituale: Mugello, Ducati, clima sereno, una trentina di giri non stop per mettere a fuoco tutte le novità dell'edizione. Solitamente, un anno dopo l'altro, notiamo qua e là i miglioramenti alla grafica, un lieve balzo avanti della fisica, una crescita del feeling dato dalla gomma sull'asfalto e qualche dettaglio in più fra le texture degli sfondi.
Con MotoGP 19, tuttavia, è successo qualcosa di inaspettato: non siamo riusciti a fermarci. I trenta giri canonici hanno iniziato a diventare quaranta, poi cinquanta, poi sessanta, e mentre la memoria muscolare cresceva ad ogni passaggio sul traguardo, le staccate arrivavano sempre più tardi e i decimi si riducevano un intertempo dopo l'altro. Prima ancora che ci concentrassimo sulla componente meccanica, una caratteristica è emersa sopra tutte le altre: questa edizione è dannatamente divertente da giocare.
Ed è piuttosto difficile spiegare il perché. Forse la magia accade per merito degli evidenti miglioramenti al feed degli pneumatici, forse per l'innovazione alla base della fisica, o magari grazie all'eccellente lavoro svolto dai ragazzi di Milestone sull'Unreal Engine. Ma alla fine il perché non è così importante: ciò che conta è che il difficile equilibrio tra simulazione e intrattenimento è stato raggiunto con successo e, una volta presa confidenza con i traversi, diventa molto difficile riuscire a staccarsi dallo schermo.
