F1 2019 - recensione
Rompendo una tradizione che durava ormai da qualche anno, Codemasters ha pubblicato il nuovo capitolo della serie F1 verso la fine di giugno invece che a metà agosto. Una decisione probabilmente presa anche dietro impulso di Liberty Media, la società che gestisce dall'anno scorso il campionato virtuale F1 Esport Series, giustificata dalla necessità di proporre il prima possibile un gioco aggiornato alle licenze della stagione in corso e soprattutto di mettere i piloti virtuali in condizione di correre con l'ultima versione disponibile.
A parte l'uscita anticipata, non ci sono grosse novità. Questo capitolo è una sorta di evoluzione di quello precedente dato che recicla dalla stagione passata praticamente tutte le piste e scuderie, includendo eventuali cambi di sedile (Leclerc/Raikkonen/Ricciardo/Sainz), i nuovi ingressi (Giovinazzi/Albon/Russel/Norris) e i ritorni eccellenti (Kubica/Kyviat). Il calendario è rimasto invariato con 21 gran premi distribuiti nell'arco di nove mesi sulle stesse piste dell'anno scorso. Già dalle prime battute si capisce che questo F1 2019 è soprattutto un capitolo che espande la serie sul fronte dei contenuti e non aggiunge molto su quello della guida, complice anche il grosso lavoro svolto in passato su questo fronte.
Ritorna la classica carriera che già l'anno scorso aveva fatto un eccezionale salto qualitativo con l'introduzione dello sviluppo della vettura attraverso l'arco delle stagioni in base ai risultati e al contributo del giocatore. Rimangono le rivalità e tutta la parte relativa alla stampa e rapporti con i propri datori di lavoro che possono portare ai cambi di casacca salendo o scendendo nel borsino delle scuderie. Già dai primi istanti si incontra la vera novità di questo nuovo capitolo: se nelle edizioni passate si poteva cominciare direttamente dalla Formula 1 con un team a piacimento, qui si inizia la scalata dalla categoria propedeutica reale ovvero la Formula 2. In F1 2019 si può decidere (ma non è obbligatorio) di iniziare a farsi le ossa proprio sulle vetture della serie cadetta caratterizzate dall'assenza di tutta la parte elettrica, potenza minore (ma si tratta sempre di monoposto da 600 cavalli) e meno grip derivante dall'aerodinamica.
