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Sea of Solitude - recensione

"Questo gioco affronta tematiche delicate riguardanti la sfera emotiva e il benessere psichico, e pertanto potrebbe turbare alcuni giocatori. Sea of Solitude è un progetto personale riguardante la solitudine ispirato alla mia esperienza e a storie reali. Il viaggio di Kay esplora cosa significhi essere umani e affrontare gli alti e bassi che contraddistinguono la nostra vita". Cornelia Geppert, CEO di Jo-Mei Games, parla forte e chiaro e in pochissime parole ci fa capire cosa dobbiamo aspettarci da un'avventura che solo con il trailer dell'E3 2018 ha saputo attirare l'attenzione di una marea di giocatori.



Con quel breve filmato, Sea of Solitude ha colpito nel segno trasformandosi in un oggetto del desiderio estremamente ambito per quanto avvolto nel mistero e privo di indicazioni chiare sul gameplay nudo e crudo. Il solo concept e lo stile artistico estremamente ispirati erano bastati per far breccia nel cuore di molti e per preparare la strada all'ultimissimo progetto nato dalla fucina EA Originals, l'etichetta per così dire di stampo indie di Electronic Arts che torna a far parlare di sé dopo alcuni risultati indubbiamente interessanti anche se non sempre eccelsi.



Dopo i platform lanosi dei due Unravel, l'avventuroso Fe e la cooperativa rocambolesca di A Way Out, il connubio tra uno dei colossi più odiati del panorama videoludico e le produzioni lontano dai mastodonti dell'universo AAA cambia ancora una volta pelle. Una pelle in questo caso scomoda e complicata, assolutamente non da tutti nel mondo dei videogiochi e dell'intrattenimento perché cerca di sondare gli aspetti più intimi dell'uomo concentrandosi soprattutto sulla solitudine ma cercando anche di andare oltre e di toccare corde profondamente emozionanti legate a doppio filo anche alla salute mentale.



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5 luglio 2019 alle 15:00