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Night Call - recensione

Permetteteci di toglierci subito un sassolino dalla scarpa: nonostante il voto espresso alla fine di questa recensione, Night Call non è assolutamente un gioco da dimenticare né tanto meno da ignorare. Nella (purtroppo spesso vaga) speranza che non abbiate letto semplicemente il fatidico numerino e bollato questo indie come una delle tante opere da dimenticare, vale la pena sottolineare come questo progetto sia per certi versi imperdibile, appassionante, toccante, profondo e originale. Almeno a metà.



Presentato all'E3 2018 praticamente in contemporanea a Sable ma passato in sordina di fronte allo stile incredibile e alle atmosfere sognanti di quest'ultimo, l'opera dei francesi di Monkey Moon e Black Muffin Studios meritava comunque la nostra attenzione. Di fronte a delle premesse molto interessanti e a un'impostazione da noir investigativo originale sotto diversi punti di vista, credevamo di aver messo le mani su quella che normalmente viene definita una "sleeper hit", una gemma inaspettata e nascosta che la scena indipendente spesso regala.



Night Call è innanzitutto il punto d'incontro di due anime, due anime che però non sembrano assolutamente volersi accettare, figuriamoci combaciare alla perfezione. Da una parte c'è quella non particolarmente convincente, lineare e molto poco interattiva che purtroppo arriva anche a intaccare l'altra anima, quella spesso molto riuscita e splendida ma martoriata da una struttura che rende effettivamente ottimo solo metà dei contenuti di gioco o quasi. Non ci vuole poi molto a capire che se un titolo presentato come un noir investigativo non funziona al meglio proprio durante le indagini allora c'è evidentemente qualcosa che non va.



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24 luglio 2019 alle 10:20