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Ancestors: The Humankind Odyssey - recensione

Non fatichiamo ad affermare che Ancestors: The Humankind Odyssey è uno dei titoli a budget limitato che più attendevamo in questo 2019. Si tratta infatti di un progetto estremamente ambizioso scaturito dalla mente di Patrice Désilets, padre di Assassin's Creed: un gioco che ha, senza mezzi termini, radicalmente modificato i videogiochi dell'ultimo decennio.



In Ancestors vestiamo i panni (o meglio, i peli) di un ominide di 10 milioni di anni fa, accompagnandolo mano nel lungo viaggio che ha portato alla nascita dell'umanità. A ben vedere il gioco ha alcuni tratti in comune con Assassin's Creed (no, non parliamo dell'Odissea di Kassandra e Alexios), come ad esempio i punti panoramici da attivare e l'occhio dell'aquila per analizzare l'ambiente: un'azione che ci troveremo a compiere tante, tantissime, troppe volte.



Già, perché il difetto più grande di Ancestors è senza ombra di dubbio la ripetitività. Una ripetitività quasi totalmente artificiosa, evidentemente imposta dagli sviluppatori per allungare il brodo primordiale e dare la parvenza di una vera Odissea... per i giocatori.



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26 agosto 2019 alle 15:00