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La redenzione nascosta dietro Red Dead Redemption 2 - editoriale

La dissacrante desensibilizzazione della violenza portata avanti da Rockstar Games è diventata quasi un manifesto della filosofia della software house, una fucina di artisti che è da sempre determinata a non chiudere un occhio di fronte alle ingiustizie, alle difficili tematiche politiche e alle grandi discussioni sociali. Un focus, questo, che è possibile ritrovare all'interno di qualsiasi istanza di Grand Theft Auto, serie oltremodo attuale e profetica che, tuttavia, si permette di avvicinare determinati argomenti perché tradizionalmente protetta dal potentissimo "scudo" dell'ironia.



Già, perché quando si toccano tematiche complesse sfruttando lo humor, per quanto possa essere 'nero', la discussione assume una tonalità diversa, a tratti giocosa, come egregiamente insegnato dal fortunato esempio dei Simpsons. Ciononostante, ad una delle IP più condannate del medium va riconosciuto il merito di aver rotto senza alcun timore tantissimi tabù, dal razzismo, passando per la sfera sessuale per arrivare infine alla politica della corruzione, al degrado post-capitalista e all'annientamento dell'individualità.



In un certo senso si potrebbe affermare che i veri protagonisti di GTA siano gli usi e i costumi della società moderna; se questo è vero per le scorribande criminali che infiammano le città di Los Santos, Liberty City e Vice City, lo stesso non si può dire di Red Dead, una serie che prende le distanze dall'epoca contemporanea, rifuggendo l'era dei mass media per puntare la lente d'ingrandimento su storie ed emozioni decisamente più intime.



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1 settembre 2019 alle 13:40