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Daemon X Machina - recensione

La recente uscita del vecchio Metal Wolf Chaos non è bastata a placare la sete di chi da troppo tempo si sente privato della giusta necessità di salire a bordo un Mech armato fino ai denti per sparare una salva di missili teleguidati nello sfintere meccanico di qualche nemico. In loro aiuto arriva ora Daemon X Machina, titolo che fin dal primo trailer aveva lasciato buone impressioni... e indovinate un po'? Nel progetto è coinvolto anche il producer della serie Armored Core, il buon Kenichiro Tsukuda.



I messaggi insiti in questo progetto sono chiari. Se avete più di 30 anni e il solo vedere il faccione di Gundam vi fa scendere una lacrima, DXM è il vostro gioco. Se rimpiangete i tempi in cui Kojima non pensava a simulatori di corriere DHL con scale retrattili e tra un Metal Gear e l'altro ci regalava due splendidi Zone of the Enders, DXM è il gioco per voi. Se avete dita elastiche e non avete problemi a gestire la coordinazione occhi-mani, questo è il prossimo titolo da acquistare.



Se l'ultima frase vi ha lasciati un po' perplessi meritate una spiegazione. Era un modo originale e simpatico (?!?) per dirvi che iniziare a giocare a Daemon X Machina su Switch in modalità portatile non è certamente la cosa più comoda del mondo. Già in passato avevamo evidenziato difficoltà nel gestire alcuni comandi con i piccoli tasti dei JoyCon, un problema si fa ovviamente sentire maggiormente nei giochi più dinamici e in quelli che richiedono l'utilizzo di combo tra tasti frontali e dorsali. Daemon X Machina rientra in entrambe le categorie, ciò significa che se avete le mani più grandi della media dovrete mettere in preventivo un periodo iniziale di adattamento e lievi imprecazioni... scegliete voi se rivolgerle ai designer Nintendo o alla genetica.



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11 settembre 2019 alle 14:10