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Guilty Gear – Recensione

Street Fighter, Tekken, Mortal Kombat: accanto a questi “soliti noti” il panorama dei picchiaduro vanta tante altre serie d'eccellenza, meno conosciute agli occhi del grande pubblico ma altrettanto apprezzate dai fanatici del genere. E non parliamo unicamente di SNK con Fatal Fury e The King of Fighters, titoli che hanno fatto la fortuna dei cabinati giapponesi anni Ottanta, ma anche di prodotti più recenti.



Colonna portante di questo genere è Guilty Gear, fighting game 2D sviluppato da Arc System Works, software house che recentemente è tornata alle luci della ribalta con l'apprezzatissimo Dragon Ball FighterZ. In occasione del ventesimo anniversario dell'uscita del primissimo capitolo, datato 1998, un porting di Guilty Gear è stato riproposto su PlayStation 4 per ricordare a tutti i motivi per cui è divenuto uno dei picchiaduro più iconici.



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Let's rock!



Guilty Gear è ambientato in un futuro distopico in cui l'umanità è stata sconvolta da una serie di incessanti guerre che hanno causato la devastazione della Terra stessa. Per porre rimedio a questo terribile declino, una creatura misteriosa apparve dal nulla per insegnare alla razza umana la Magia, una fonte d'energia illimitata dai poteri prodigiosi. Nonostante la crisi energetica mondiale fosse ormai risolta, le ostilità non terminarono, anzi, nel 2010 l'Unione delle Nazioni iniziò a compiere degli esperimenti segreti per studiare il potenziale nascosto della Magia; nacquero così i Gears (no, non quelli della famosa serie Microsoft), umani il cui DNA era stato intaccato da poteri paranormali.



Questa nuova razza si rivoltò contro i loro stessi creatori, dando vita a una nuova guerra globale, nota come Crociate. La battaglia per la sopravvivenza del genere umano durò per oltre un secolo e terminò solo quando un gruppo di temerari, conosciuti con il nome di Sacro Ordine dei Santi Cavalieri, affrontò e sconfisse Justice, il malvagio signore dei Gears. L'esilio del demone arrestò l'avanzata dei suoi sottoposti, ma dopo soli cinque anni uno di questi, Testament, diede vita a un piano per riportarlo in vita. Temendo questa amara eventualità, l'Unione delle Nazioni organizzò un torneo mondiale per cercare dei combattenti in grado di sfidare i due esseri infernali.



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Inizia così Guilty Gears, avventura in cui il giocatore
segue le vicende di dieci ragazzi che, inconsapevoli del vero scopo del torneo
e attirati dal premio finale, decidono di iscriversi al The Second Sacred Order
Tournament. Quanto appena descritto è degno delle migliori produzioni ma,
purtroppo, è solamente accennato lungo l'arco dei combattimenti. Arc System
Works, infatti, successivamente ha rivelato di aver tralasciato la narrazione
per concentrarsi principalmente sul gameplay; la fantastica storia di Guilty
Gears è chiarita nei sequel e nelle novel pubblicate in seguito.



Se la trama, dunque, è solamente abbozzata, quello che ha colpito i giocatori nel 1998 e ha reso questo titolo immortale è il tanto complesso quanto divertente e spettacolare sistema di combattimento. A primo impatto, Guilty Gear può benissimo sembrare una copia in salsa spadaccina di Street Fighter, ma una volta messe le mani sul pad il giocatore si renderà immediatamente conto del ritmo frenetico con cui scorre l'azione e della tecnica richiesta. Arc System Works, inoltre, ha prestato particolare attenzione a un elemento poco curato fino a quel momento, le combo aeree. I giocatori, infatti, possono effettuare doppi salti per concatenare gli attacchi e stordire gli avversari in volo.



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12 settembre 2019 alle 17:10

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