Daymare 1998 - recensione
I più grandi fan di Resident Evil avranno sicuramente già sentito parlare di Invader Studios: si tratta di un piccolo e italianissimo studio indipendente, per anni impegnato nella realizzazione di Resident Evil 2: Reborn, progetto fanmade finalizzato a ricreare l'iconico secondo capitolo della saga con l'estetica e il gameplay di Resident Evil 4, il tutto utilizzando il motore Unreal Engine 4.
Dopo l'annuncio del remake ufficiale, Invader Studios ha ovviamente interrotto i lavori (guadagnandosi comunque un invito ufficiale da parte di Capcom a visitare gli uffici di Osaka dell'azienda, oltre a un sentito ringraziamento nei titoli di coda del nuovo Resident Evil!), e ha declinato i propri impegno e attenzione in Daymare 1998, gioco che avrebbe raccolto l'eredità di Resident Evil 2: Reborn, proponendo dunque un'esperienza fortemente tradizionale, ma con una storia e un setting più o meno originali, grazie anche al contributo artistico di Satoshi Nakai, uno storico designer della saga.
Abbiamo una potente organizzazione militare e biofarmaceutica senza scrupoli, abbiamo una terribile arma biochimica in grado di trasformare gli esseri umani in mutazioni violente, potenti e disgustose; abbiamo l'immancabile "incidente" che fa diffondere l'infezione nella sperduta cittadina fittizia e, ovviamente, abbiamo degli "eroi" che daranno il tutto per tutto per fermare il disastro.
