The Legend of Zelda: Link's Awakening - recensione
Quella di Link's Awakening è una delle storie più affascinanti e per molti versi atipiche in seno alla secolare saga di The Legend of Zelda, a Nintendo, e al medium videoludico tutto. A partire da una genesi difficile e travagliata, ma al contempo pregna di tenacia, estro e creatività.
L'iniziale opposizione del maestro Miyamoto alla visionaria proposta del giovane game designer Takeshi Tezuka, tarpò inizialmente le ali ad un progetto che sarebbe stato destinato ugualmente ad uno sviluppo, seppur parzialmente silenzioso. Una visione avveniristica e peculiare di quella che era una saga ancora troppo giovane secondo il maestro per potersi permettere una flessione così decisa, difatti, suscitò l'interesse di una grossa schiera di addetti ai lavori, che iniziarono a prodigarsi per il progetto.
Il dietrofront della casa di Kyoto ebbe quasi del clamoroso. Nel 1993 The Legend of Zelda: Link's Awakening giunse su Game Boy, primo esponente "portatile" del già celebre franchise. Lo fece forte delle sue profonde libertà espressive, di uno stampo narrativo suggestionato dall'onirismo di David Lynch, e di un citazionismo quasi sfrontato. Oltre che del ravveduto benestare di Miyamoto stesso.
