Etherborn - recensione
Di puzzle game che sovvertono le regole della fisica e provano in tutti i modi a confonderci il cervello, ne sono usciti tanti. Ricordate il vecchio Kula World per PlayStation? Aveva un concept semplice: guidare una palla colorata lungo labirintici livelli sospesi cercando di arrivare al traguardo evitando tutti gli ostacoli.
La pratica ovviamente era assai più complicata della teoria ed è proprio questo il segreto di questo tipo di giochi. Il solo cambio di asse orizzontale o verticale è in grado di mandarci in confusione, figuriamoci se in gioco entrano anche altri fattori in grado di moltiplicare ulteriormente le possibilità di movimento.
Etherborn appartiene ad una nuova generazione di puzzle game ambientali, ed è stato ibridato con un platform dall'atmosfera onirica che lo rende decisamente appetibile sotto il profilo estetico. Il concept che tiene insieme il tutto è una versione poetica della fine delle cose.
