Disco Elysium - recensione
Succede molto raramente, ma succede. E quando succede ci si sente un po' onorati di fare questo mestiere, scrivere di videogiochi. Parliamo di quando si incontra un gioco che è talmente originale e potente che ci entra sottopelle, ci segue ovunque e, non scherziamo, ci perseguita anche nei sogni. Con Disco Elysium è successo esattamente questo. Disco Elysium si stampa nella memoria di chi gioca in maniera indelebile sussurrandovi periodicamente le sue assurde posizioni politiche, le sue costruzioni sintattiche acrobatiche, i suoi personaggi ipercaratterizzati; in breve, tutta la sua vitalissima e spettacolare particolarità.
Disco Elysium si presenta, a primissima vista, come un RPG 'occidentale' abbastanza classico. Visuale isometrica, ritratti dei protagonisti, abilità, dialoghi a scelta multipla e tanti, tanti testi. Insomma un RPG che potrebbe essere uscito da Obsidian o dai Larian Studios. Invece non potrebbe essere più diverso.
Disco Elisyum, è bene specificarlo subito, è un gioco completamente basato sui dialoghi. Quando diciamo 'completamente' ci riferiamo al fatto che i dialoghi sono il motore del gioco, mentre l'esplorazione rimane puro atto meccanico con cui si raccolgono indizi, note, oggetti e si interagisce con il mondo non-umano. Anche grazie alla possibilità di evidenziare tutto quanto è interattivo sulla mappa (premendo il pulsante tab) l'esplorazione è quindi una sorta di appendice rispetto ai dialoghi, a cui va il centro della scena.
