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Zombieland: Double Tap - Road Trip - recensione

Senza che quasi nessuno l'abbia sentito arrivare eccoci qui a commentare l'arrivo su console e PC del tie-in ufficiale di Zombieland Double Tap, Doppio Colpo in Italia, sequel del divertentissimo zombie road-movie uscito una decina di anni fa con un cast estremamente ben assortito che contava tra le sue fila Woody Harrelson, Jesse Eisenberg, Emma Stone e l'inimitabile Bill Murray, presente in un delizioso cameo in salsa Ghostbusters.



La scelta di realizzare un twin stick shooter cooperativo era quasi scontata per un prodotto del genere e infatti Double Tap - Roadtrip ricalca le orme di titoli di successo quali Dead Nation, How to Survive, Tesla Vs. Lovecraft e via dicendo. La presenza di una licenza appetitosa come quella di Zombieland è ovviamente l'elemento catalizzatore di questo gioco, ma al tempo stesso rappresenta un'arma a doppio taglio nel caso il materiale di riferimento non sia stato trattato con il dovuto riguardo. Sfortunatamente questo è esattamente il caso di Double Tap - Road Trip, che fin dai primi minuti di gioco da l'impressione di essere stato messo insieme in pochissimo tempo giusto per "fare cassa" sfruttando la contemporanea uscita del film.



Una volta scelto il protagonista tra i quattro disponibili (Columbus, Tallahassee, Wichita e Little Rock) si entra in una storia che in teoria dovrebbe fare da raccordo tra la fine del primo film e l'inizio del secondo. I simpatici sopravvissuti sono in viaggio dalla California verso Washington con l'obiettivo di trovare un nuovo posto dove vivere, la Casa Bianca. Il problema è che questo viaggio, pur essendo presente nel titolo, non viene in alcun modo mostrato. Gli sviluppatori si sono infatti limitati ad ambientare ogni livello in uno Stato differente, cambiando alcuni dettagli estetici ed evitando qualsiasi tipo di stratagemma narrativo che dia al giocatore l'impressione di progredire lungo una storia. L'unico elemento "di rottura" inserito tra uno stage e l'altro è un susseguirsi di dialoghi, visualizzati con una serie più o meno lunga di balloons che solo in rare occasioni sono in grado di strappare un sorriso. Uno sforzo produttivo immane, non c'è che dire.



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26 ottobre 2019 alle 16:10

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