Sniper Ghost Warrior: Contracts - prova
Tutti gli appassionati del genere FPS che contano qualche anno sulle spalle sono senza dubbio passati attraverso alla splendida missione a Pripyat di Call of Duty 4: Modern Warfare. Ve la ricordate? Si trattava di una fra le esperienze più interessanti ed immersive fra quelle incontrate nel panorama degli sparatutto: bisognava francobollarsi al capitano Price, mimetizzarsi fra i canneti dell'ambiente circostante e invadere l'avamposto nemico come veri e propri fantasmi, facendo esclusivamente affidamento sul fedele fucile da cecchino e su un'immancabile tuta ghillie.
Fu un segmento di gameplay talmente coinvolgente da gettare le basi per un'intera corrente di videogiochi: è evidente, infatti, come l'intera serie di Sniper Ghost Warrior debba gran parte della sua anima alle sensazioni provate in mezzo ai campi vicino Chernobyl. Dal canto loro, le avventure del "cecchino fantasma" sono destinate ad occupare un segmento del sottobosco FPS che è evidentemente rivolto ad una minuscola nicchia, non adatta ai giocatori più "arcade" e spesso bistrattata dalla critica a causa della sua intrinseca ripetitività.
In Sniper Ghost Warrior, infatti, si vestono i panni del più classico dei tiratori scelti, e la principale meccanica di gioco richiede proprio di raggiungere posizioni di vantaggio per poi estrarre un calibro pesante, scegliere le munizioni, prendere la mira, calcolare la potenza del vento, studiare le distanze e abbattere finalmente i soldati nemici. In poche parole, ci si trasforma nella versione russa del Chris Kyle di Clint Eastwood, portando a termine infiltrazioni tattiche che spesso e volentieri prevedono l'eliminazione di un bersaglio di alto profilo.
