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Dark Devotion – Recensione

Siate onesti, potrà piacervi o meno, ma dal momento della sua uscita nel 2010, Demon's Souls ha fatto scuola, creando un nuovo genere a sé stante, a metà tra i giochi di ruolo e gli action. Le opere di Miyazaki hanno ottenuto il favore di pubblico e critica per la difficoltà, bilanciata e mai esagerata, per la lore che fa da sfondo alle incredibili ambientazioni e per il senso di soggezione che infonde nei giocatori. Seguendo la scia di questi successi, numerosi sono stati i titoli clone che hanno provato a ereditare le meccaniche dei Souls e a imitarne le gesta. Tra banali fallimenti ed evoluzioni come Salt and Sanctuary, troviamo Dark Devotion tentativo a metà tra il plagio e l'originalità.



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Devoti al credo



Il titolo sviluppato da Hibernian Workshop è ambientato in
un universo divorato dall'oscurità e privo di moralità in cui l'uomo può fare
affidamento solamente sulla devozione. Generazioni di sofferenze e dolore hanno
cancellato secoli di storia; solo la devozione e la preghiera verso un Dio
onnipotente consente all'umanità di continuare la sua esistenza. La devozione,
però, viene insegnata attraverso la sofferenza, ingrato compito che spetta ai
cavalieri Templari. Coloro che decidono di intraprendere questo cammino sono
benedetti e maledetti al contempo: “la salvezza nasce dal sacrificio e nessun
sacrificio è troppo grande per lodare Dio”. Un misterioso tempio brulicante di
una strana energia mistica porterà il protagonista nei meandri più profondi
dell'oscurità, in una sacra crociata che metterà in discussione la fede verso
il divino e verso l'esistenza stessa.



La nostra missione sarà quella di scoprire i segreti del tempio e della malvagità che si nasconde al suo interno. Dark Devotion è una storia non lineare che il giocatore dovrà carpire attraverso segreti e dedizione. A parte il filmato introduttivo,infatti, il giocatore si ritroverà immediatamente nella mischia, senza troppe spiegazioni. Tutti i forzieri che apriremo e gli oggetti che troveremo sono parte integrante della trama, e saranno fondamentali per scovare indizi e obiettivi per proseguire nell'avventura. Dunque, esplorare ogni anfratto del grande dungeon, diviso in quattro ambienti ben distinti, è di vitale importanza.



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Abbraccia la morte



Tutto liscio all'apparenza, ma in realtà il tempio stesso vuole vederci morti: trappole, stanze senza via d'uscita se non la nostra dipartita e mostri spaventosi. Se non faremo attenzione, non ci sarà scampo, ogni occasione è buona per vedere la schermata del game over. Non abbiate paura di questo; la morte è parte integrante di Dark Devotion ed è importantissima nel processo di avanzamento. Difatti, a ogni nostra sconfitta il titolo ci premierà con delle benedizioni, ossia bonus e miglioramenti alle statistiche iniziali,come ad esempio più punti vita o colpi critici più frequenti. A questo punto potreste pensare che per portare a termine Dark Devotion basterebbe morire un paio di volte per divenire immortali. Niente di più sbagliato.



Gli Dei di questo mondo sono ingiusti, e pur mantenendo alta la nostra devozione nei loro confronti, ci verranno inflitti casualmente maledizioni, debuff e malattie. A differenza dei Souls, inoltre, quando il nostro personaggio perirà, perderà per sempre quanto raccolto in quella specifica run, senza alcuna possibilità di poter recuperare gli oggetti e i punti fedeltà (no, non parliamo di quelli ottenuti con la spesa dalla Coop) accumulati fino a quel punto. Questa meccanica, all'apparenza fin troppo punitiva, è in realtà ben bilanciata, dato che quasi tutte le armi raccolte possono essere riprodotte (senza alcuna spesa) presso il fabbro presente nell'hub centrale. Quasi tutte dicevamo, poiché alcune di esse, senza alcun rigore di logica, sono droppabili solamente sconfiggendo i nemici che le impugnano. Da spada e scudo, daghe doppie e archi, fino a incantesimi, spadoni a due mani e artigli degni del miglior Wolverine; le armi messe a nostra disposizione sono numerose e varie, e cambiano fortemente il modo in cui approcciarsi alla battaglia.



Altra meccanica fondamentale per esplorare indenni il tempio è l'accumulo di fedeltà ed esperienza. La fede, ottenuta sconfiggendo i tormenti che vagano all'interno del dungeon, può essere utilizzata per rendere grazia al Divino, in punti prestabiliti simboleggiati da grandi statue. Porgendo i nostri onori, avremo la possibilità di poter accedere a nuove aree, ottenere bonus e rimuovere le maledizioni inflitte. I punti esperienza, invece, non vengono perduti al game over e sono utilizzabili per sbloccare nuove abilità nell'hub centrale.



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22 novembre 2019 alle 17:10

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