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Jumanji: The Next Level - recensione

Certe volte la vita riserva delle sorprese, piccole magari ma piacevoli. Uno legge la sinossi del film che deve andare a vedere per lavoro, il sequel di un remake di un film celeberrimo, Jumanji. Il rifacimento non era venuto male, anzi, aveva pure incassato un sacco, 960 milioni di dollari. Però cosa si potrà dire di nuovo in un sequel?



La trama sconforta, di nuovo i ragazzi dovranno farsi risucchiare nel gioco, questa volta per salvare uno di loro che ci è incautamente rientrato. Cosa salva allora questo secondo episodio dall'assoluta ripetitività, facendolo anzi salire nel gradimento fino a superare il film precedente?



Nel primo film i ragazzi all'interno del gioco si incarnavano nei rispettivi avatar, scelti però a casaccio, pretesto già allora per spassose gag. Spencer, lo sfigato nerd (ma se si facesse uno shampoo comunque migliorerebbe), si ritrovava nei muscoli e nella pelata dell'Eroe Dwayne Johnson; la bella del liceo, Bethany, cellulare e social-addicted, finiva in un professore alquanto gay (Jack Black) e non propriamente un adone.



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23 dicembre 2019 alle 10:40