Atelier Ryza: Ever Darkness and the Secret Hideout - recensione
La saga Atelier di Gust vanta un pubblico affezionato e devoto, ma senza dubbio di nicchia e il bisogno di creare le radici per il futuro della serie nei prossimi anni, come anche un normale, fisiologico bisogno di migliorare il proprio lavoro, sono le ragioni alla base delle scelte aziendali degli ultimi anni.
Questa estate abbiamo analizzato il precedente titolo Atelier, ovvero Atelier Lulua: The Scion of Arland: un prodotto ancora orientato ai classici stilemi dell'ip, ma già propenso all'alleggerimento di alcune meccaniche di gioco ormai piuttosto polverose.
Con Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout, il passo è stato ancor più ardito. Nuovo engine, un character design stilisticamente distante dai titoli precedenti sia per equilibrio anatomico che per abbigliamenti, una storia (se possibile) ancor più spensierata ma, soprattutto, i sistemi di combattimento e alchimia completamente modificati.
Tema della narrazione, stando alle dichiarazioni degli stessi sviluppatori, sono le "memorie estive" ("summer memories"): Ryza è una ragazza allegra e spensierata, nata e cresciuta su Kurken Island. Ormai vicina all'età adulta, la giovane desidera vivere nuove avventure insieme ai suoi due amici, allontanandosi dalla monotonia familiare e del suo villaggio. Un'innocente gita fuori porta condurrà i ragazzi a incontrare Klaudia, figlia di un mercante itinerante, Empel e Lila, rispettivamente un alchimista e una guerriera sua compagna di viaggio; i tre erano diretti esattamente nel luogo da cui Ryza voleva distaccarsi, alla ricerca di risposte nascoste fra le antiche macerie di una civiltà misteriosa.
