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The Church in The Darkness – Recensione

L'argomento della religione è sempre difficile da trattare, che sia nelle opere videoludiche e cinematografiche o addirittura in una discussione a quattrocchi, ma nel bene o nel male è un discorso più presente di quanto non si creda nel medium che ci riguarda, anche se in forme diverse, che siano esplicite o meno. Ne sono un esempio la profondità di un titolo come Journey, un'esperienza spirituale che, in un certo senso, riesce a racchiudere e connettere delle affinità tra più religioni, e The Church in The Darkness, religioso già dal nome, che tenta invece di marcare quali siano gli aspetti positivi e negativi delle religioni. Quest'ultimo titolo, tuttavia, sarà anche intrigante nel pretesto, ma non di certo nell'esecuzione.



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La lampadina nell'oscurità…



Come abbiamo accennato nell'introduzione, The Church in The Darkness ha un pretesto di fondo interessante quanto delicato: far riflettere, lasciando alla libera interpretazione, su quanto possa essere giusto o sbagliato mettere la religione sui piedistalli più alti della società. Ma è solo il concept a sforzarsi di essere qualcosa di nuovo, in quanto il resto della trama cade nell'abisso della banalità.



Ci si aspetta un viaggio introspettivo con presupposti, con retroscena profondi, e invece il gioco ci appioppa una storia quasi a sé stante e generica. Un culto religioso fondato da Isaac e Rebecca Walker è seguito da molte persone grazie all'iniziativa della così definita (ma non ben approfondita) “missione della giustizia collettiva”, culto tuttavia scacciato dagli Stati Uniti perché etichettato come troppo pericoloso per i canoni americani. La storia di The Church in The Darkness segue (o seguirebbe) la vicenda dal punto di vista dell'ex-agente di polizia Vic, che dovrà infiltrarsi in Sud America, nuova patria del misterioso culto, alla ricerca del nipote Alex. Non c'è bisogno di sapere altro se non che, per qualche oscura ragione, il culto sparerà a vista a chiunque non faccia parte delle sue fila e che il protagonista ignorerà completamente usi e costumi di questa società per ritrovare Alex e riportarlo a casa.



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… si è fulminata



La peculiarità di The Church in The Darkness sta però in ciò che circonda tanta banalità, ovvero le storie multiple. In base al nostro comportamento in-game, se ci faremo scoprire troppe volte o uccideremo innocenti a sangue freddo senza troppi complimenti gli abitanti un tempo disposti ad aiutarci a trovare Alex ci pugnaleranno alle spalle e sarà game over, ma c'è anche un pizzico di proceduralità narrativa. La risposta di Alex non sempre sarà scontata, potrebbe addirittura decidere di restare nel culto, vanificando l'intero viaggio.



Premiamo questo distaccamento dai canoni classici, tuttavia non passa molto tempo prima che The Church in The Darkness si pesti i piedi da solo. La casualità dello story telling è limitata esclusivamente alla posizione di Alex e al nostro comportamento, il modus operandi per localizzare il ragazzo sarà sempre uguale. La narrazione diventa estremamente dispersiva a causa del casino su schermo, tempestato da sottotitoli delle immancabili prediche di Isaac e Rebecca impossibili da seguire per via della mancata localizzazione in italiano. Il tutto si riduce a trovare un certo NPC di interesse, chiedere di Alex e cercare nel cerchio blu sulla mappa.



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16 gennaio 2020 alle 17:10

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