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MediEvil – Recensione

Tra 4K, realtà virtuale e paventata eliminazione delle console a favore di un modo di videogiocare esclusivamente in streaming, beh, ci si aspetterebbe chissà quale investimento monetario, per godere appieno degli ultimi prodotti che la fantascientifica industria videoludica ci riserva. Poi vedi che uno dei titoli più attesi, e più acquistati, dell'ultimo periodo è stato MediEvil. “Ma sarà quello nuovo con ray tracing, open world e multiplayer online sviluppato dal sodalizio di Electronic Arts, Activision e Ubisoft”, tu mi dici. E io ti rispondo “ma tira fuori il Grunding con la Scart, babbeo”.



Ma quello della PlayStation 1?



Ma no, non ci saremmo neanche scomodati a scrivere la recensione, se si fosse trattato di un semplice porting di MediEvil. Come già avvenuto su PlayStation 3 e PlayStation Portable, del resto. Non stiamo dunque parlando di quello che è diventato un vero e proprio classico, uscito nel lontano 9 ottobre 1998, sviluppato da SCE Cambridge Studio e distribuito da Sony Computer Entertainment. Il remake di cui scriviamo oggi è sì distribuito da Sony, ma sviluppato da Other Ocean Interactive.



Al centro della scena c'è sempre il guizzante e inossidabile – non si direbbe, dall'aspetto… – sir Daniel Fortesque, eroe, e non turista, per caso nella ridente Gallowmere. E' una notte del 1386, anno di nascita di Donatello, quando la tranquillità del regno condotto dal saggio re Pellegrino viene attaccata dai demoni evocati di Zarok. Il motivo di tanto astio? Zarok era un consigliere fidato del re, ma deriso per le sue stranezze, in primis proprio da sir Daniel, e additato di fare esperimenti di negromanzia. A seguito di ciò, viene allontanato dalla corte e messo in disparte. Sia come sia, la battaglia viene gloriosamente vinta dalle forze del bene, comandate proprio dal nostro sir Daniel, i demoni vengono sigillati in una tomba nella Terra Incantata e il Sigillo delle Tenebre, la chiave per liberare i demoni dal sonno profondo, è dato in custodia al sindaco di Gallowmere. Tutto bene quel che finisce bene?



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Più o meno. Nel senso che, da quel momento, i cantastorie hanno narrato a lungo delle gesta di sir Daniel Fortesque, che riuscì ad annientare le truppe nemiche, nonostante fosse ferito mortalmente. La verità invece è che qui abbiamo vicende che ricordano un po' quelle di un novello Steven Bradbury, pure in malafede. Sir Daniel, all'inizio della battaglia, si è preso una freccia in un occhio, e alla causa non ha contribuito in nessuna misura. Questi raccontava imprese eroiche mai compiute a re Pellegrino. Il risultato è che cento anni dopo la morte di Fortesque, sir Daniel viene riportato in vita proprio da Zarok, che ha risvegliato i morti per sfruttarli come proprio esercito. Inizia così la nostra avventura al controllo del “vile soldato”, che ha finalmente la sua occasione per riscattarsi.



La trama di MediEvil, oggi come allora, risulta una piacevole favola, capace di colpire l'immaginario dei più giovani e fare riaffiorare la nostalgia in coloro che, più grandicelli, hanno vissuto le sue peripezie più di venti anni fa. Non si segnala praticamente nessun colpo di scena, ma non è questo ciò a cui gli sviluppatori originali hanno puntato. Il motivo per cui MediEvil è passato alla storia ed è rimasto nel cuore di tutti i fan è l'atmosfera brillante, variegata e di spessore, anche nel 2020. Adorerete la caratterizzazione di praticamente qualsiasi location (dal cimitero al labirinto, passando per un vascello fantasma, e ci fermiamo qui, nel caso non aveste mai giocato il titolo), così come rimarrete piacevolmente stupiti da quanto siano rimasti attuali design e conformazione di nemici e alleati che incontrerete per i venti livelli di gioco.



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7 febbraio 2020 alle 16:20

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