Warriors Orochi 4 Ultimate - recensione
La serie di Dynasty Warriors, per quanto caratterizzata da un gusto estetico e da strutture di gameplay prettamente orientali, ha saputo ritagliarsi una buona fetta di pubblico anche oltreoceano inventando quello che, ancora oggi, viene definito come un genere specifico: i Musou.
Quando si parla di Musou, ci si riferisce a una serie di giochi d'azione prodotti da Omega-Force (la software house che dal 1997 si occupa dello sviluppo di Dynasty Warriors e di altri titoli riconducibili ad esso), che hanno in comune alcune caratteristiche inconfondibili: ci sono schiere infinite di nemici a schermo tra cui dovremo farci largo per raggiungere degli obiettivi sensibili; ci sono personaggi iconici dotati di armi e abilità uniche; ci sono boss intermedi da affrontare e battere per avere accesso a nuove aree della mappa e tanto altro ancora.
Nel corso degli anni, Omega-Force ha rilasciato ben 9 episodi principali di Dynasty Warriors (arrivati su praticamente ogni piattaforma esistente), la cui trama narrava le gesta di leggendarie figure storiche del periodo dei Tre Regni della civiltà cinese, oltre a una serie di spin-off che sperimentavano con variazioni di gameplay più o meno riuscite. A metà degli anni 2000, inoltre, è nata la serie parallela di Samurai Warriors che replicava la formula di gameplay dei Dynasty trapiantando il tutto nell'epoca Sengoku del Giappone feudale.
