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Through the Darkest of Times - recensione

Ci sono temi che la cultura umana fa fatica a trattare. Tra questi, il più delle volte, ci sono violenze, tragedie di vario tipo e, in generale, eventi che disturbano la nostra capacità di razionalizzare, che poi è la nostra miglior difesa. Quando gli eventi sono "troppo" per il nostro raziocinio la mente si spegne e crea barriere e questo, probabilmente, genera un rifiuto che poi rende problematici i prodotti culturali riguardanti quell'argomento.



Certo, film e libri sulla Seconda Guerra Mondiale si sprecano, ma se si considerano le persecuzioni razziali, i genocidi (ovvero tutta la violenza che esula dalla categorizzazione militare e politica generalmente accettata), allora ecco che la lista si fa più corta, e ogni singolo rappresentante discutibile e spesso discusso.



Through the Darkest of Times è il primo videogioco che prova a mettere il giocatore nei panni, terribili, di un civile 'resistente' nella Germania nazista, dal 1933, anno in cui Hindenburg assegna il ruolo di cancelliere a Hitler, fino alla capitolazione completa nel 1946. Ogni turno di gioco rappresenta una settimana e il vostro obiettivo non è quello di cambiare il corso della storia, ma di sopravvivere e cercare di ritagliarvi uno spazio di manovra che aiuti lo sforzo della resistenza. Il tutto è molto più difficile di quanto vi aspettereste.



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5 marzo 2020 alle 10:40