Ori and the Will of the Wisps - recensione
Quella che sta per concludersi, per Microsoft, è stata una generazione caratterizzata da alti e bassi. Fin dai tempi della presentazione di Xbox One, ancora oggi ricordata come un gigantesco passo falso in termini comunicativi, il colosso di Redmond ha dovuto riorganizzare le idee per cercare di tornare in carreggiata, rispondendo colpo su colpo all'agguerrita concorrenza che, grazie a una serie di titoli esclusivi di primissima qualità, le ha rubato la scena nel corso degli anni.
Ma grazie all'intervento di Phil Spencer, che ha preso in mano le redini della divisione Xbox, sembra che le cose siano destinate a cambiare, anzi, che abbiano già iniziato a farlo. Microsoft ha inanellato una serie di strategie di successo come l'introduzione del programma di retro-compatibilità, il rinnovamento degli studi first party e il lancio del servizio Game Pass, accolto con vibrante entusiasmo dai fan. Insomma, la compagnia ha imboccato la strada giusta per tornare a contendersi il trono dell'industria videoludica investendo su ciò che più di qualunque altra cosa determina il successo di una piattaforma, ovvero i videogiochi.
Ed è persino un'esclusiva il titolo che andremo ad analizzare oggi, il tanto atteso sequel di quell'Ori and the Blind Forest che aveva già raccolto molteplici consensi tra critica e pubblico all'epoca del suo lancio, nel 2015. Annunciato durante l'E3 2017 con un trailer dal forte impatto emotivo, Ori and the Will of the Wisps si prepara ad approdare su Xbox One e PC con un'avventura che promette di espandere l'apprezzata formula di gameplay del predecessore, raccontando una storia pregna di delicate allegorie e imprevisti colpi di scena.
