Call of Duty: Warzone - recensione
L' improvviso lancio di Warzone, ovvero la modalità Battle Royale di Call of Duty: Modern Warfare è stato tutt'altro che una sorpresa. Non è chiaro se i vari accenni da parte di noti influencer fossero previsti, pare abbastanza evidente però come Activision abbia provato a emulare la strategia comunicativa adottata da EA con Apex Legends, puntando tutto su un rilascio a sorpresa, nel tentativo di monopolizzare l'attenzione.
I risultati ci sono comunque stati, nelle prime settimane son stati toccati i trenta milioni di giocatori e per i primi giorni Warzone è stato tra i titoli più seguiti su Twitch, posizione che tuttora mantiene, a quasi un mese dal lancio, giocandosi con Fortnite un posto nella top cinque. Questi dati certamente non stupiranno nessuno, parliamo pur sempre della saga videoludica con una tra le più vaste community in assoluto. Ciò che conta è che Warzone sia attualmente disponibile e che rappresenti l'erede spirituale di Breakout, la Battle Royale di Call of Duty: Black Ops IIII, con la differenza che Warzone sarà free to play e disponibile per tutti i giocatori.
Le regole basilari che costituiscono ormai uno standard per le Battle Royale sono rimaste invariate. All'inizio di ogni partita, tutti i 150 giocatori che formano i diversi team si trovano sullo stesso velivolo, che sorvola la mappa di gioco con una rotta ben precisa. I giocatori potranno lanciarsi in un qualsiasi momento, potendo optare per centinaia di punti di interesse sparsi per tutta l'arena. Con il passare del tempo l'area di gioco si restringerà, questa volta con una letale cortina di gas che ne marcherà il perimetro. Vincerà, naturalmente, l'ultimo giocatore o team che rimarrà in vita.
