Persian Nights: Sands of Wonders – Recensione
Alla continua raccolta dell'eredità lasciata da capostipiti del punta e clicca quali Monkey Island e Broken Sword, Artifex Mundi prova ancora una volta a entrare in scivolata come punto di riferimento del genere di questa generazione di console, trasformando quell'intervento all'ultimo minuto in un cartellino rosso con Persian Nights: Sands of Wonders. Un titolo che manca di buone intenzioni già a partire dal nome e dal suo font, palesemente costruito in questo modo per adescare qualche fan della saga di Prince of Persia, con tanto di sottotitolo che richiama alle sabbie del tempo quando qui, ve lo garantiamo, di sabbia ce n'è ben poca.
Un principe buono contro un visir cattivo, dove l'ho già sentito?
Il concetto che Artifex Mundi, con tutti questi anni di esperienza, non sembra aver afferrato, è che per caratterizzare un punta e clicca e renderlo memorabile non basta avere una coppa di Platino abbordabile (ma a quello ci arriveremo dopo), bensì una logica dietro gli enigmi, che essi siano veritieri o di fantasia, come in questo caso, e un buon storytelling da controbilanciare a un comparto tecnico solitamente limitato. Ma no, la storia di Persian Nights: Sands of Wonders si perde in un bicchiere d'acqua, con giganteschi buchi di trama che spuntano fin dalla prima cutscene del gioco.
Impersoneremo Tara, una giovane speziale incuriosita da una non meglio definita contaminazione, al punto da voler investigare di persona su luoghi minacciosi indicati da un'anziana (che non vedremo mai più per il resto del gioco) come possibile causa. In un tempio ricoperto da muschio oscuro, la ragazza incontrerà Darius, un misterioso giovane in lotta con il visir Zaved. Quest'ultimo è intento a governare la Persia con il pugno di ferro servendosi dei poteri del Signore delle Tenebre, prima sigillato in un talismano che, impugnato da Tara, le donerà dei poteri magici di luce. Tara e Darius si faranno strada tra la Persia e il mondo dei Geni per arrivare al palazzo reale e fermare i piani di conquista di Zaved.
Come scritto di sopra, Persian Nights fallisce clamorosamente dove dovrebbe eccellere, mostrando fin dalle prime battute una trama debole che sta in piedi per miracolo (sarà l'effetto delle sabbie delle meraviglie mai viste in tutto il gioco?), con protagonisti piatti, alcuni senza carattere, altri troppo innaturali, e senza reali motivazioni o un background ben definito. Il completamento dell'avventura richiede circa due ore, potenzialmente ridotte se si usano i suggerimenti, per narrare una storia inutilmente allungata con finte sottotrame e che avrebbe normalmente visto capo e coda in venti minuti.

Squadra che vince non si cambia… forse
Chiunque abbia giocato un titolo Artifex Mundi sa già cosa aspettarsi da Persian Nights. Si tratta dello stesso, identico tipo di punta e clicca ad aree fisse in cui si fa zoom sugli oggetti di interesse per interagirvi. Gli sviluppatori hanno cambiato un po' le carte in tavola in positivo, riducendo il numero degli enigmi inutilmente longevi, come la caccia agli oggetti – ora finalmente basata sul trovare oggetti di reale necessità, e migliorando alcuni aspetti generali del gameplay, primo fra tutti la possibilità di interagire con il proprio inventario per ispezionare gli oggetti in nostro possesso e mescolarli con altri.
Degna di menzione è la creazione delle pozioni, una meccanica semplice ma divertente. Raccogliendo tutti i materiali indicati nel ricettario della nostra protagonista, dovremo seguire lo schema riportato per creare ogni volta un intruglio diverso che ci farà proseguire con la storia. Si tratta di un buon modo per rompere il ritmo, ma non è certo originale né soprattutto in grado di coesistere con le situazioni narrative a cui andremo incontro. Per farvi un esempio, una delle cinque pozioni che creeremo nel corso del gioco servirà a sciogliere un lucchetto di ferro, quando nell'inventario avremo attrezzi come pinze e tenaglie che facilmente potrebbero servirci al medesimo scopo.
Persian Nights: Sands of Wonders risulta essere un mix dei giochini mobile di moda dieci anni fa, tra figure da allineare, tubi da connettere e luci da riflettere. Gran parte dei puzzle da risolvere scorre in maniera abbastanza naturale, a volte in maniera bizzarra ma credibile. Altre volte invece si oltrepassano i confini della logica, a causa di posizionamenti di alcuni oggetti chiave e di soluzioni che dire dubbie sarebbe un complimento, ma non scendiamo ulteriormente nel dettaglio per evitarvi grasse risate, di gusto o isteriche che siano.

