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In Between – Recensione

A volte basta un'impalcatura semplice per nascondere una struttura ben più complessa. A volte anche i generi prettamente più ludici e relativamente leggeri come i platform e i puzzle possono fornire una cornice ideale per narrare una storia tremenda, senza lieto fine. I fili che si intrecciano nella nostra parlano di una vita agli sgoccioli, di un'esistenza ripercorsa dal principio attraverso capovolgimenti, enigmi ed errori fatali.



In Between prende il sentiero dei giochi a piattaforme insieme alle idee e alle meccaniche da rompicapo come scusa per immergere completamente l'utente sfruttando l'interattività. I ragazzi di gentlymad, in collaborazione con Headup Games, portano così avanti uno dei vessilli del panorama indipendente: lo sperimentalismo. Lo abbiamo visto tradotto relativamente al linguaggio in Heaven's Vault, lo troviamo qui in ambito di narrazione. E' tempo di seguire questa strada tortuosa già persa in partenza.



Io sono mister Qualunque



In Between è la storia del signor Anonimo, di un protagonista senza nome, perché la malattia, come la morte o la vita, è una manifestazione comune. Quando il suo tempo sta ormai per scadere, lo spirito si stacca dal corpo e intraprende un percorso a ritroso nella sua dimensione inconscia, materializzatasi in stanze disseminate di trappole, ombre taglienti e ingranaggi che si muovono all'unisono con i suoi passi, quasi a voler ricordare che il conto alla rovescia è prossimo al termine. Luoghi a metà tra oscurità e una luce mistica, che dietro qualche parete celano dei quadri, istantanee della sua esistenza congelate nella memoria, tra ricordi di affetti personali, di frammenti gioiosi e negativi. Il giocatore è chiamato a seguire le ultime fasi di un senza nome affetto da un tumore ai polmoni, passando da livelli interattivi a momenti in cui potrà solo trascinarsi lungo una schermata a due dimensioni, scorrendo le immagini della sua vita.



Il signor Anonimo è la voce che si palesa al raggiungimento di alcuni traguardi, senza però rappresentare una vera e propria voce narrante, quanto più uno stanco viaggiatore che commenta una situazione senza speranza. Una sorta di flusso di coscienza in lingua inglese senza purtroppo alcun sottotitolo che, anche privo di localizzazione, avrebbe facilitato la comprensione a molti. L'alternarsi di attività ludica e sequenze disegnate a mano riesce a non rallentare troppo il ritmo di un racconto privo di particolari picchi, eppure capace di mantenersi sempre come una costante linea di drammaticità che ci accompagna per circa quattro ore, fino all'ultima esalazione.



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L'ultimo game over



L'opera di gentlymad gioca su alcuni modelli di enigmi e puzzle che si mescolano per circa sessanta livelli. Questi seguono la successione di quattro portali, simbolo di alcune delle emozioni caratterizzanti le cinque fasi del lutto, teorizzate nel 1970. Negazione, rabbia, negoziazione e depressione sono i processi che mister Anonimo affronta a livello mentale e inconscio, andando a creare quindi delle porzioni di gioco distintive per ognuno di essi. Nella prima fase dovrà per esempio fuggire da un'ombra che inghiotte ogni cosa; in quella della contrattazione sarà necessario governare tanto l'avatar quanto il suo speculare in modo simultaneo, fino al loro incontro.



Il tutto in un comparto ludico che non ammette errori o minimi danni. In Between si allontana infatti dai platform classici eliminando i salti, puntando invece sulla forza di gravità. Gli stick analogici sono gli unici comandi per comunicare al protagonista, con quello sinistro demandato al movimento dello stesso e quello destro al capovolgimento delle schermate. Mentre lui rimane ancorato al terreno, potremo pertanto lanciarlo da una parte a un'altra fino al traguardo finale, calcolando gli spostamenti con una precisione spesso maniacale al fine di evitare che il game over ci trascini indietro.



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17 maggio 2020 alle 17:10

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