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Burnout Paradise Remastered - recensione

Dite la verità, quanto vi manca Burnout? A noi parecchio. Negli ultimi 10 anni i giochi di corse arcade hanno fatto passi da gigante, spostando sempre più in alto l'asticella con la serie Forza Horizon, gratificandoci con qualche discreto Need for Speed e sorprendendoci con perle nascoste come Split/Second... di cui ci permettiamo di chiedere in questa sede almeno una versione remastered, se non un sequel.



Burnout però è speciale: ha sempre avuto quell'esplosività spensierata che ti teneva attaccato al controller per pomeriggi interi. E dopo averci fatto accartocciare migliaia di auto in eventi "chiusi", Criterion nel 2008 ha deciso di fare il grande salto con Burnout Paradise, primo (e finora unico) capitolo open-world che a suo tempo divise un po' critica e fan tra quelli che apprezzarono il cambio di direzione e coloro che invece preferivano lo stile classico della serie.



Da allora la serie è sparita dai radar per poi riapparire un paio d'anni fa su console e PC proprio con la versione remastered di Paradise. La versione uscita in questi giorni raccoglie l'eredità di quel gioco, la spara a 60 fps sulla console ibrida Nintendo e la farcisce con tutti i contenuti aggiuntivi usciti a suo tempo per il titolo originale. Un pacchetto decisamente allettante che ci mette di fronte a chilometri di strade percorribile in ogni senso di marcia, a qualsiasi altezza e alla velocità che preferite, a patto che sia superiore alle 200 miglia orarie.



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29 giugno 2020 alle 12:40

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