No Straight Roads - prova
Quando nel 2017 Wan Hazmer lasciò Square-Enix, abbandonando il suo ruolo di game designer e fondando in Malaysia lo studio Metronomik, aveva in mente un progetto molto chiaro: dedicarsi a gameplay che facessero della musica il proprio punto focale. Rhythm game, quindi? Dopo aver provato No Straight Roads, di cui Hazmer cura la regia, sarebbe più opportuno parlare di piccole sperimentazioni all'interno di un ecosistema classico e collaudato. Nello specifico, quello dell'action-adventure.
Doppi salti, platforming rudimentale, combo da hack'n'slash? C'è tutto, semplice e immediato come da tradizione. No Straight Roads, per via delle sue radici videoludiche, può ricordare a tratti quel Brutal Legend che Double Fine costruì nel 2009: lì si inneggiava al Metal, qui al Grunge Rock e in fondo anche all'EDM, cioè la musica elettronica da discoteca che farà da villain. Come nel Rez di Tetsuya Mizuguchi, quindi, la colonna sonora è valorizzata proprio in virtù di un gameplay arcade. Che anche Hazmer stia cercando di farsi riconoscere come autore?
Le premesse ci sono. Nella nostra prova abbiamo visto un mondo vivace, esteticamente e narrativamente definito. La demo ci ha lanciato contro due magnati dell'NSR, un'élite di DJ che soddisfa i fabbisogni dei cittadini più ricchi di Vinyl City (tutta club e megaschermi). I protagonisti? La caotica Mayday e il rilassato Zuke, rispettivamente chitarrista e batterista dei Bunk Bed Junction, unica band sopravvissuta all'omologazione. Bravissimi, ma oramai relegati all'underground.
