Jump King – Recensione
Esiste una categoria di videogiochi, nata ben prima dei titoli che verranno citati nella recensione, ma che, tuttavia, ha avuto il suo momento di massimo successo ed espansione con l'uscita, nel non troppo lontano 2017, di Getting Over It. La maggior parte di quelli che stanno leggendo in questo momento rammenterà questo titolo e le conseguenze che ne sono derivate. Una è stata la nascita di un sottogenere di rage game con nessun checkpoint; il minimo errore porta indietro il giocatore di molte decine di minuti di gioco, se non ore addirittura, e, poco ma sicuro, “il gioco non vale la candela”. Ecco a voi Jump King, figliol prodigo nato da questa tendenza.
Più sottile della carta tengujo
In un'azienda sita nella provincia giapponese di Kochi, a circa 650 km a sud di Tokyo, viene prodotta la carta più sottile del mondo, chiamata tengujo, forse addirittura l'oggetto elaborato più sottile al mondo. Ma c'è un piccolo particolare che non è stato preso in considerazione per questa classificazione: la trama di Jump King si regge sul filo di un rasoio ancora più sottile. Senza alcun motivo logico o incipit ci troviamo a vestire i panni di un cavaliere generico, con gambe particolarmente possenti. Nella cavità in cui siamo distesi troviamo anche un vecchietto incappucciato, il quale ci dirà che, in cima alla salita che stiamo per intraprendere, si trova una bambola dalla bellezza mozzafiato.
Lasciate che mi rivolga direttamente a voi per un attimo e che vi faccia un piccolo spoiler: non ne vale assolutamente la pena. Nel corso della scalata troveremo anche altri personaggi più o meno loquaci, ma che comunque arricchiranno poco una narrazione che avrebbe potuto essere interessante, ma che non riesce a dare al giocatore la spinta per superare la frustrazione derivante dai continui fallimenti e per arrivare fino alla sommità.

Salta, salta, salta sin parar
Saltare, saltare, saltare… ma in questo gioco non si fa altro?! La risposta è: no. Si salta. Dire che la parte puramente ludica di Jump King si regga su basi solide sarebbe un eufemismo. Tutto ciò di cui avrete bisogno sono ben tre tasti (o uno più levetta): la croce per saltare e le frecce destra e sinistra per dare la direzione al personaggio. Basta. Pur con questo scheletro, piuttosto disossato, a reggere tutto il gioco, c'è un grosso, enorme difetto; chi sta leggendo la recensione si starà chiedendo come sia possibile fare degli errori con così poca carne al fuoco. Arriviamoci per gradi.
Il gioco si struttura come un platform in 2D a schermate successive dove lo scopo principale (oltre a essere l'unico) è quello di superare tutti gli scenari per arrivare in cima e conquistare la già menzionata bambola mozzafiato. In tutto questo abbiamo a disposizione solamente tre tasti per poter compiere l'impresa, nessun tipo di HUD, nessuna mappa per poter controllare i nostri progressi; non c'è la possibilità di poter sfruttare dei checkpoint e il minimo errore può annullare ore e ore di sforzi, facendo cadere vittima il giocatore di livelli gargantueschi di stress e, quindi, comportando maggior possibilità di errori di valutazione nei salti e di conseguenti fallimenti.
