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Othercide - recensione

Se si paragona la produzione videoludica dell'inizio del 2000 con quella contemporanea si nota, tra le altre cose, una netta tendenza alla semplificazione dell'esperienza. Per "semplificazione" si intende sia una maggiore semplicità nel comprendere i meccanismi di gioco e le relative regole, sia una maggiore approcciabilità della sfida stessa. I videogiochi sono diventati intrattenimento di massa e, per farlo, per forza di cose, hanno dovuto cedere qualcosa sul lato dell'accessibilità, in senso lato.



Ma ovviamente, se esiste una tendenza netta in una certa direzione questo vuol dire che si crea anche un'opportunità per proporre qualcosa sul lato opposto dello spettro, ovvero titoli che fanno della loro inerente difficoltà il perno del gameplay. Dark Souls e Darkest Dungeon sono solo due esempi facili, ma potremmo citarne a bizzeffe visto che il genere roguelike è ormai affermato e molto in voga.



Ci mancava però di vedere le logiche roguelike applicate a un altro genere oggi molto gettonato, ovvero i tattici a turni in stile X-Com. Questo è il piano di Othercide, un tattico a turni che salta all'occhio soprattutto per la sua estetica particolarissima ma che si segnala anche, per l'appunto, per questo strano incrocio di generi.



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28 luglio 2020 alle 10:50