Röki - recensione
La foresta non è mai stata così misteriosa nemmeno vista attraverso gli occhi di Lars, il nostro fratellino che ci assicurava di aver scovato dei mostri che, per quanto non dovrebbero, esistevano eccome. Almeno nella sua testolina adorabilmente dura, ovviamente. Quanto ci manca ora la compagnia di quel birbantello, anche quando invece di dormire pretendeva ancora l'ennesima storia, un'altra piccola scusa per stare svegli ancora per qualche istante al primo piano della nostra casetta.
Casa. Quanto ci manca, quanto ci manca papà, quanto ci mancano i ricordi della nostra mamma che ormai ci ha lasciati, che ci ha fatto promettere di proteggere sempre il piccolo Lars, quel piccolo e sfortunato figlio della foresta che ora sembra scomparso nel nulla. Ma Tove è disposta a tutto pur di ritrovarlo e noi con lei siamo pronti a tuffarci nell'affascinante folklore scandinavo tra fiaba e mito. Benvenuti nel mondo incantato di Röki.
Per certi versi li vediamo chiaramente i due ex Guerrilla Games, pilastri dietro la nascita dell'opera protagonista di questa recensione. Li vediamo chiaramente Alex Kanaris-Sotiriou e Tom Jones, soddisfatti all'interno della grande famiglia Sony mentre contribuiscono alla nascita di Killzone, Heavenly Sword o Wipeout Pulse o mentre scoprono che i "cugini" di Santa Monica Studios hanno deciso di riportare alla ribalta l'iconico Kratos concentrandosi però su una mitologia completamente diversa da quella greca.
