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Project CARS 3 - recensione

Chi ha l'abitudine di seguire il mondo dei motori lo saprà bene: l'inizio di una nuova stagione automobilistica è un periodo magico per gli appassionati. L'odore di gomma bruciata che pervade l'aria, le scuderie impegnate a trovare il giusto carico aerodinamico per la vettura, i test che intertempo dopo intertempo delineano le prime gerarchie e i rapporti di forza tra le squadre.



È un momento unico, nel quale le aspettative per il campionato che sta per iniziare si condensano tutte in un istante, quello che precede lo spegnimento dei semafori nella prima gara ufficiale della competizione.
Dobbiamo ammetterlo: per quel che riguarda Project CARS 3 le aspettative erano notevoli, non solo perché il muretto aveva dato prova di saperci fare nelle precedenti edizioni, ma anche perché l'importante cambio di proprietà di cui è stato protagonista il brand avrebbe potuto portare nei box tante nuove risorse, sia finanziarie che di know-how.



Nei precedenti contatti col gioco, di cui vi abbiamo parlato su queste pagine, avevamo toccato con mano la nuova direzione che Slighty Mad Studios sembrava voler imporre al franchise, e al netto di qualche perplessità eravamo ansiosi di scoprire cosa il team di sviluppo fosse riuscito a nascondere sotto al cofano di una delle produzioni sportive in assoluto più attese dai fan dei racing sim.



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28 agosto 2020 alle 13:41