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Peaky Blinders: Mastermind - recensione

Una vecchia regola del mondo dei videogame invita a esercitare attenzione e diffidenza per i giochi basati su licenze di un certo peso. La celebrità della licenza sarebbe, da sola, ragione sufficiente a generare corpose vendite (insieme al relativo marketing) e questo, diciamo, potrebbe togliere motivazione a investire in team di sviluppo dotati di abilità e idee interessanti. La realtà è poi sempre più complicata delle teorie e, nella storia del medium, si sono susseguiti esempi a riprova di questa tesi, come anche esempi contrari.



Rimane comunque una certa diffidenza di fondo, a differenza degli IP originali del mondo dei videogiochi che, invece, vengono analizzati senza pregiudizi. Peaky Blinders è una serie televisiva di produzione britannica ambientata nella Birmingham del primo dopoguerra che segue la vita e le avventure della banda criminale omonima. A capo della banda c'è Tommy Shelby (Cillian Murphy) capofamiglia e protagonista indiscusso della serie.



Intorno a lui girano una serie di altri personaggi interessanti e precisamente costruiti secondo i classici archetipi. Il fratello maggiore violento, ubriacone e problematico, il minore più stabile e affidabile, la zia vendicativa dal passato burrascoso e via dicendo...



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2 settembre 2020 alle 10:10