Star Wars: Squadrons - recensione
Ci sono film e libri che colpiscono il nostro immaginario e rimangono con noi per buona parte della vita. E la saga di Star Wars ha avuto proprio questo effetto. Quando nell'ormai lontano 1977 "Star Wars: Una nuova speranza" uscì nelle sale cinematografiche, il mondo della fantascienza subì una scossa. Per molti la saga è diventata sinonimo di Jedi, spade laser e coreografie per i combattimenti altamente spettacolari. Ma non per il sottoscritto.
Certo l'idea del cavaliere solitario armato di un'arma che "Non è goffa o erratica come un fulminatore. È elegante, invece, per tempi più civilizzati", ha il suo fascino, ma per me Star Wars è sempre stato sinonimo di battaglie a bordo dei caccia. Libri e libri di schematiche di tutti i veicoli con analisi comparative e descrizioni di tutti i possibili modelli e armamenti, sono sempre stati presenti nella mia libreria personale.
Capite dunque che quando nel lontanissimo 1993 venne rilasciato Star Wars: X-Wing, il sogno divenne realtà. Certo, esistevano già i giochi in cabinato e la prima trilogia cinematografica era stata già trasformata in videogiochi per il fido Amiga 500 (con battaglie in un universo interamente in wireframe) ma X-Wing era qualcosa di più. Qualcosa che fino ad oggi non era mai stato replicato in maniera minimamente comparabile.
