Pumpkin Jack - recensione
Il progetto dietro Pumpkin Jack risale a un sempre più lontano 2017. E da allora, Nicolas Meyssonnier non si è mai fermato: il suo gioco offriva inizialmente un'atmosfera più cupa ma, come accaduto anche con il recente remake di Medievil, ha infine optato per un design maggiormente colorato e cartoon, che di orrorifico mantiene, di fatto, solo il folklore a monte della storia.
Il Diavolo, annoiato dall'eccessiva pace e bontà del mondo, ha infatti deciso di evocare un inarrestabile esercito di mostri e demoni per distruggere ogni cosa. Purtroppo (?) l'umanità ha trovato un campione, un potentissimo mago apparentemente in grado di fermare l'esercito del Male. Ecco quindi entrare in campo Jack, famoso per aver ingannato più volte il Diavolo in persona quando era ancora in vita e che quindi, rimandato sulla terra sotto forma di zucca posseduta, ha l'occasione di liberarsi dalla propria infernale prigionia, a patto di sconfiggere le forze del Bene e consentire la distruzione del mondo.
Se vi aspettate qualcosa sulla falsariga dei Darksiders, però, siete fuori strada; tanto per cominciare Pumpkin Jack è un progetto indipendente, portato avanti con i tempi, le risorse e le capacità del solo Meyssionnier, che ha realizzato ogni elemento del titolo ad esclusione della OST, dell'interfaccia di gioco e del porting su console. Se già il prezzo budget di 29,99 Euro non fosse stato indicativo, quindi, Pumpkin Jack non è un lavoro frutto di ambizione, ma di pura e semplice passione.
