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Watch Dogs: Legion - recensione

''Chi? 'Chi' è soltanto la forma conseguente alla funzione, ma ciò che sono è un uomo in maschera''. Nell'adattamento cinematografico della celebre graphic novel V per Vendetta, sono queste le parole con cui l'affascinante giustiziere mascherato si presenta alla giovane Evey.



Il capolavoro di Alan Moore e David Loyd datato 1982 immaginava un futuro distopico in cui Londra era schiacciata da un regime totalitario dai metodi violenti, il cui unico ostacolo era costituito dal misterioso rivoluzionario V, intento ad accendere la scintilla della ribellione nel cuore della popolazione tramite atti di guerriglia teatrali ed eclatanti ai danni del potere stabilito.



Perché vi parliamo di un fumetto di tale caratura nella recensione di Watch Dogs: Legion? Semplice: perché la nuova attesissima opera di Ubisoft Toronto deve moltissimo al racconto di Moore, a partire dall'incipit narrativo. Lasciata alle spalle l'epopea di Aiden Pearce, dopo aver assistito allo scontro tra il DedSec di Marcus Holloway e soci contro la malefica BLUME, lo sviluppatore canadese ci porta in una Londra futuribile dell'anno 2026.



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28 ottobre 2020 alle 12:11