Need for Speed: Hot Pursuit Remastered - recensione
Trovarsi di fronte a Need for Speed: Hot Pursuit, dieci anni dopo, evoca sentimenti contrastanti. Di primo impatto i ricordi sovrastano qualsiasi emozione, riportandoci indietro nel tempo quando la saga di Need for Speed veniva accolta in maniera diversa dai giocatori.
Sin da metà degli anni 2000 il franchise aveva già iniziato a cambiare le carte in tavola cercando qualcosa di diverso, come abbandonare le corse clandestine e far divenire le gare legali su circuito o introducendo una carriera con una narrativa guidata che potesse appassionare.
Con Need for Speed: Heat, l'ultimo in ordine di uscita nel 2019, Electronic Arts ha siglato il ventiquattresimo titolo del franchise. È innegabile che con così tanti seguiti, l'appeal sia andato pian piano a sfumare: gli ultimi capitoli hanno lasciato una sensazione di amarezza e la saga non è più riuscita a cogliere il pieno favore da parte della critica e dei giocatori. L'utenza si è ben presto rassegnata a ricordare i fasti di Underground e Most Wanted, con la fiamma della speranza che nel tempo si è sempre più affievolita.
