Animal Crossing e la condivisione oltre il videogioco - articolo
La storia di un brand va di pari passo con la capacità che ha di cambiare ed evolversi nel panorama videoludico. Animal Crossing è l'esempio perfetto della descrizione che si può dare a un franchise capace ancora oggi di connettere i ricordi bambineschi di chi lo giocò nel 2001 su Nintendo 64, quando ancora si chiamava "Animal Forest".
Mentre a quei tempi figurava ancora il mito di Final Fantasy VII di Square Soft, Hisashi Nogami abbozzava l'idea di un gioco che non aveva obiettivi specifici, se non l'unico fine di proporre un'avventura parallela alla nostra quotidianità, utile a interfacciarsi con la realtà, capace di andare di pari passo col tempo. Il nostro, di tempo.
Come allora, ancora oggi, raccogliamo i fiori e la frutta che coltiviamo sul terreno mentre peschiamo, consapevoli come non siano affatto cambiate quelle sensazioni, e che catturare un insetto ci riporti indietro a quei tempi da cui non riusciamo a distaccarci. Ci emozioniamo quando vediamo la nostra abitazione prendere forma, come se quei pixel rappresentassero un quadro con l'immagine della nostra casa dei sogni.
